Monza, droga: la mappa dello spaccio in città

Viaggio lungo i canali che hanno segnato negli ultimi anni l’acquisto e il consumo di sostanze stupefacenti in città, incubo eroina

Spaccio alla stazione di Monza

Spaccio alla stazione di Monza

I clienti non sanno neanche quello che prendono. Gli dicono eroina, o cocaina, ma sono tagliate spesso tante di quelle volte e con sostanze di qualità così infima che non rischi tanto per la droga, ma per quello che è diventata. È una delle realtà che emergono dallo spaccio in città. Dove geografie e spacciatori cambiano, ma mai troppo. Cominciamo dal Parco, ex tempio privilegiato dei pusher. Qualche spacciatore ancora bazzica da quelle parti, si ritrova nel sottopasso con i clienti, li adocchia e avvicina sulla panchine appoggiate nel cuore dei Boschetti Reali. Eppure la situazione non è quella di qualche anno fa. Un po’ anche perché hanno adottato nuove strategie: piccole dosi, parcellizzazione estrema dello spaccio, in modo da minimizzare i danni qualora acciuffati dalle forze dell’ordine. Hascisc e marijuana nascosta dietro i cespugli e dietro le panchine, fra gli alberi. Una situazione per nulla paragonabile a quando notte e giorno da quei Boschetti transitavano in mezzo ai ragazzi spacciatori in Pick-up pronti a offrire hascisc, marijuana ma pure la “bamba” (cocaina) anche alle mamme col passeggino. Oltre 70 arresti effettuati dai carabinieri nel 2008 erano stati sufficienti a ripulire il grosso, poi un martellamento costante delle forze dell’ordine per mantenere il fenomeno a livelli di piccolo cabotaggio, anche se fino a qualche tempo fa era ancora possibile avvistare le “vedette”: piccoli tossicodipendenti che in cambio di una dose stavano appostati ad avvisare dell’arrivo delle forze dell’ordine.

Lo spaccio si è spostato , però, itinerante ma sempre pronto a riaffiorare come un fiume carsico. L’ultimo snodo ai giardinetti. In via Azzone Visconti, schiacciati fra il centro e la stazione ferroviaria, nel 2019 una grossa operazione di polizia aveva portato all’arresto di oltre 50 persone, fra loro anche le due che avevano aggredito Vittorio Brumotti mentre andava a filmare i loro traffici con la troupe di Striscia la Notizia. I poliziotti avevano scoperto anche una nuova droga, la “Gardella”, mix potenziato di hascisc e marijuana. I giardinetti a Monza sono però parecchi. Oggi forse i più battuti sono quelli di via Gramsci, sempre a due passi dal centro e in zona Artigianelli, dove periodicamente si registrano risse, fra centrafricani e nordafricani per lo più proprio per il controllo dello spaccio. La testa e centro direzionale è comunque alla stazione ferroviaria. La barista che affaccia sulla stazione ancora qualche anno fa denunciava lo spaccio a tutte le ore a ragazzini.

L’ultima grossa operazione in questo senso si è registrata appena un paio di anni fa (copyright carabinieri) e aveva portato all’arresto di 5 spacciatori. L’ultimo latitante era ricomparso qualche mese fa quando era andato a chiedere un permesso di soggiorno in Questura senza neppure rendersi conto della propria ingenuità. Fra loro c’era anche “Bourghiba”, soprannome (usurpato da un leader tunisino) di un trafficante marocchino che tirava le fila del traffico. Durante un’inchiesta del nostro giornale sulle nottate brave in stazione, aveva offerto cocaina o eroina anche al sottoscritto. Erano loro ad avvicinare e rifornire una pletora di giovanissimi, fidelizzandoli con le “canne” per poi passare all’eroina. Compresa una ragazzina di 17 anni in preda ormai a crisi di panico e allucinazioni per il consumo smodato di stupefacenti pesanti ma a buon mercato (tagliati male, appunto) come l’eroina, vecchio demone tornato in voga in città fra i giovani. Lo denunciava anche il SerD, Servizio Dipendenze di Monza. Il timore del “buco” è stato superato: oggi l’eroina si fuma, si sniffa e quando si arriva alla siringa è perché si è ormai disperati. Ed è troppo tardi. Qualcosa di simile avevano vissuto anche i genitori esasperati di quella ragazzina: finiti a dover andare loro stessi a comprare la droga per la figlia in stazione, finché non erano andati a raccontare tutto ai carabinieri. Ed era partita l’inchiesta che avrebbe portato alla raffica di arresti. Compreso quello di Bourghiba.

Il problema è che la centrale dello spaccio, per l’ennesima volta, si è soltanto spostata di qualche metro, verso corso Milano, davanti alla stazione, e largo Mazzini, dove intervenire è più difficile perché i pusher si mescolano a passanti e pendolari. Come certificato dalla postazione fissa istituita dalla polizia locale di Monza alla stazione ferroviaria, smantellata quando era ormai diventato evidente che il grosso degli spacciatori si era mosso. E portata in largo Mazzini. E attenzione alla geografia antropica degli spacciatori. Nordafricani e centrafricani sono per lo più manovalanza, sopra la loro testa ci sono gli albanesi. Scaltri, periodicamente rimandati in patria prima di venire scoperti. E sostituiti da nuove leve. Non si sporcano le mani come i pusher al dettaglio, vera “carne da macello“.