Due anni di reclusione per l’ostetrica che ha fatto nascere in casa un bimbo, finito però strozzato dal cordone ombelicale e morto dopo due giorni dal ricovero in ospedale. La condanna è stata chiesta dalla pm Sara Mantovani al processo al Tribunale di Monza che vede la professionista 70enne milanese imputata di omicidio colposo. Parti civili, rappresentati dagli avvocati Paola Scaccabarozzi e Nino De Benedetti, i genitori del neonato, una coppia di 40enni di Concorezzo che, per la nascita del loro secondogenito, avvenuta il 4 aprile 2022, avevano deciso per il parto in casa. Ma era finita in tragedia. Secondo l’accusa, l’ostetrica sarebbe colpevole di una lunga serie di negligenze, a partire dal fatto di non essersi fatta affiancare da una seconda ostetrica, come previsto dalle linee guida della normativa regionale in tema di parto domiciliare. E di non avere avvertito il più vicino ospedale che era in corso la nascita del bambino per un’eventuale assistenza. "L’imputata ha tenuto un atteggiamento di assoluta trascuratezza nel prevedere eventuali criticità, dovute anche al fatto che il feto era di grosse dimensioni e non le ha manifestate alla partoriente e al marito - ha sostenuto la pm nella sua requisitoria - La presenza di una seconda ostetrica sarebbe stata indispensabile ma l’imputata si sentiva sicura, pensava di non avere bisogno di altro, neanche di un’eventuale assistenza sanitaria. Invece con le complicanze nel parto l’ostetrica è pietrificata, va completamente nel pallone, pensa addirittura che il bambino sia già morto. Non è lei che chiama i soccorsi, né per il bambino né per la madre che aveva perso tantissimo sangue, non segue le ambulanze e non si presenta in ospedale". La 70enne è già stata sentita in aula. "Avevo chiesto alla signora, che al primo parto aveva avuto una bruttissima esperienza in ospedale e per questo voleva partorire in casa, la presenza di una seconda ostetrica, ma non ha voluto. Solo un altro paio di volte mi era successo di fare da sola in quasi 1.000 parti seguiti in 30 anni di professione". Secondo l’imputata non c’erano campanelli di allarme. "Il bimbo non era di grosse dimensioni e il parto è stato veloce, ma il cordone ombelicale ha impedito la torsione bloccandolo".