Desio, l’ex Islamabad della Brianza capitale dell’integrazione

La città ospita da anni la comunità pakistana più grande della zona

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Desio (Monza Brianza) - In passato era anche stata ribattezzata da qualcuno, in maniera non proprio esemplare, l’Islamabad della Brianza. Desio, estrema periferia del Pakistan.

Fino ai primi anni di questo millennio, infatti, la comunità pakistana in città era impressionante: un migliaio di cittadini regolarmente residenti e almeno altrettanti ’infiltrati’ in qualche modo o che comunque la bazzicavano. In sostanza, su 20 desiani che trovavi per strada, all’ombra della casa Natale di Pio XI o nei vicoletti attorno a Villa Tittoni, uno era pakistano. Era stato ipotizzato che, in termini percentuali rispetto alla popolazione totale, potesse essere la seconda comunità più grande d’Europa, dopo quella di Londra. Negli ultimi anni, la situazione si è un po’ razionalizzata, anche perché la comunità ha trovato altri punti di appoggio, altri centri islamici e moschee, altre opportunità di aprire negozi e servizi nelle vicine Lissone, Cesano, Limbiate.

Desio, però, resta assolutamente la capitale dei pakistani in Brianza. Oggi cittadini appaiono molto ben integrati nel tessuto cittadino, anche grazie al grande lavoro fatto negli anni scorsi, e portato ancora avanti, da diverse associazioni che si battono per l’integrazione degli stranieri in città. La maggior parte abita nella zona di via 24 Maggio, a due passi dalla piazza centrale. Qui, un grande edificio che un tempo era ribattezzato la ’casbah’, la fortezza dei pakistani, con decine di famiglie in condizioni fatiscenti. Poi, un grave incendio e il via ai lavori di riqualificazione, messa in sicurezza, e i controlli su affitti e sub-affitti. Da tempo la situazione è sotto controllo. Lungo la stretta vietta si aprono diverse attività, gestite da pakistani: il negozio di telefonia, il parrucchiere, il macellaio.

È qui che incontro Mohammed Muntaz, accovacciato in un angolo: "Sono a Desio da 25 anni e da 13 ho la macelleria – racconta –. Ho clienti di tutte le nazionalità, non solo pakistani: italiani, sudamericani, russi. L’attività va abbastanza bene, non mi lamento. Anni fa era meglio, ma andiamo avanti". Qui vive la sua famiglia al completo. "Ci sentiamo desiani, ci sentiamo italiani – racconta –. Dopo 25 anni, questo è il nostro paese. Ci siamo sempre trovati bene, mai avuto problemi di razzismo o altro". Sto per uscire e mi blocca, "cosa posso offrirti? Da bere? Da mangiare?". Decliniamo, gentilmente. "Scusa ma la nostra cultura è questa: se entri in casa nostra, non puoi uscire a pancia o con le mani vuote".

La maggior parte di abitazioni e attività, oltre a via 24 Maggio, si snoda nelle corti e nei palazzi tra Villa Tittoni e la stazione, ma anche a San Giorgio. Ed è proprio in questa zona che c’è la storica ’moschea’, punto di riferimento per la comunità pakistana di Desio, in uno scantinato di via Forlanini. Sono passati esattamente 20 anni, era il febbraio 2003, quando per protestare contro la moschea - e il progetto di ampliamento - ci fu una fiaccolata promossa da Mario Borghezio della Lega, tra molte tensioni e un cordone di forze dell’ordine. Anni e animi caldi, che sono andati gradualmente raffreddandosi. Nonostante diversi tentativi, petizioni, progetti (l’ultimo per un terreno nel quartiere Prati) e le relative raccolte fondi da parte dei pakistani, un nuovo centro islamico non è mai stato realizzato. Sempre bloccato. La struttura rimane comunque un epicentro di iniziative: non solo quelle che vedono arrivare spesso in città alte cariche dell’Islam, non solo le feste e gli incontri tra i musulmani, ma anche giornate a porte aperte e incontri per favorire il dialogo interreligioso.

"Una comunità tranquilla e integrata, che non ha mai dato nessun tipo di problema particolare", è stata sempre definita dai sindaci che si sono succeduti in questi decenni. Una comunità piuttosto chiusa, all’inizio del suo insediamento a Desio, che nel tempo si è più aperta, anche con i bambini (ben inseriti nelle scuole) e le donne, che partecipano a realtà come la Scuola di Italiano per Stranieri, la Casa delle Donne, o il corso di cucina etnica. Ultimamente, si muove qualcosa anche sul fronte sportivo, con gruppi che stanno nascendo per promuovere il gioco e lo sport tra ragazzi e persone pakistane e non, sul territorio.

Una delle criticità su questo fronte è sempre stata quella dell’assenza di un vero campo di cricket, in città: tanti ragazzi, ma anche adulti, hanno sempre cercato spazi dove poter sfogare la passione per il proprio sport del cuore, a volte creando dei problemi, come polemiche per la presenza in piazza Conciliazione o le vetrate rotte con la pesante palla davanti all’edificio dell’ex Agenzia delle Entrate.