Monza, fusione confindustria. Dell'Orto: vantaggi per le imprese

L'intervista al presidente degli industriali brianzoli

Andrea Dell'Orto

Andrea Dell'Orto

Monza, 9 maggio 2015 - È SODDISFATTO il presidente di Confindustria Monza e Brianza, Andrea Dell’Orto. L’Assemblea Generale ha approvato a larga maggioranza dei presenti il progetto di fusione con Assolombarda (leggiche lui aveva proposto più di un anno fa all’attenzione degli associati. «Sì, sono soddisfatto per questo risultato. Quasi il 90 per cento dei voti dell’Assemblea generale a favore. Un esito che riconosce la validità del nostro progetto». Qualcuno però legge i numeri diversamente. Tanto che sarebbe stato depositato e messo agli atti un autorevole parere di un rettore universitario circa la necessità della presenza del 75% degli associati (quota non raggiunta ieri) per un voto così importante? «Innanzitutto sono dispiaciuto per le polemiche scoppiate in questi giorni che non hanno permesso di entrare nel merito di un progetto estremamente valido e vantaggioso per le nostre imprese. Una discussione franca ma costruttiva nei contenuti che è invece mancata proprio a causa di queste schermaglie giuridiche. Per quanto riguarda la questione del “quorum” era stata già discussa e superata». Cioè? «Su questa vicenda si era già dibattuto all’inizio del percorso. Sul tema avevamo avuto e condiviso un parere di Confindustria nazionale e del notaio Marchetti. Pareri che non considerano la fusione come uno scioglimento e quindi non sono previsti “quorum”. Non capisco perché questa questione sia stata strumentalmente tirata fuori ancora ieri dopo tanto tempo. Un comportamento che non comprendo come quello di mandare una delegazione e non partecipare invece in massa all’assemblea». Una decisione, credo, legata proprio alla questione “quorum”. Non partecipando hanno impedito che si raggiungesse questa soglia lasciando aperta la strada a ricorsi... «Se è così lo ritengo un errore. Perché, come ho spiegato, il quorum non era necessario e perché hanno gettato via un’occasione per far sentire la loro voce. Se erano così convinti delle loro posizioni potevano venire in Assemblea a spiegarle, se sono così convinti dei loro numeri potevano venire in massa e votare e, magari, vincere. Così funziona in democrazia. Si vota e si contano le preferenze e io ho visto presenti diversi rappresentanti di piccole imprese che hanno votato a favore, non il contrario». E allora entriamo nel merito di questa fusione. Quali sono i vantaggi? «Le fusioni fra territoriali sono previste dalla Riforma Pesenti per una razionalizzazione a livello nazionale». Sì, ma la Brianza poteva rimanere da sola o sbaglio? «Certo ma sarebbe rimasta una fra le più piccole. Invece andando con Assolombarda creeremo di gran lunga la più grande territoriale che potrà avere tra le 14 e le 16 poltrone nel Consiglio generale a livello nazionale. Oggi la nostra presenza è quasi nulla. Questo permetterà di difendere con maggior forza le istanze del territorio sui tavoli che contano». E in Brianza? «Qui rimarranno le sedi e i servizi alle imprese esattamente come ora. Rimarrà anche un comitato territoriale con i sui organismi elettivi. Ma io penso soprattutto ai servizi alle imprese che si potranno avere. A quelli già ottimi della Brianza dove lavorano una trentina di persone si sommeranno quelli di Assolombarda erogati da circa 200 esperti dei vari settori. Un patrimonio di competenze immenso a disposizione delle nostre aziende». Nonostante ciò pare ci siano diverse imprese con le valigie pronte? «Mi spiacerebbe. Io in questa fase non ho incontrato molti imprenditori che mi hanno detto che se ne andranno, ma anche fosse così la porta del mio ufficio è sempre aperta. Possono venire da me a parlarne. Sono pronto a discuterne e a spiegare loro quali sono i vantaggi di questa operazione. Se poi decideranno di andarsene comunque mi dispiacerà ma non potrò farci nulla. Ognuno è libero di fare ciò che vuole». Quindi da oggi nasce Assolombarda Confindustria Milano Monza e Brianza? «No. Servono i tempi tecnici per l’atto di fusione e la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale. La firma davanti al notaio avverrà in settembre».