Dai lager alle spose bambine: alunni in cattedra

I bimbi della Masih hanno realizzato un video dedicato a Rosa Beretta, monzese deportata a Mauthausen, e alle ragazze afghane

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di Cristina Bertolini

Da Rosa Beretta, monzese deportata a Mauthausen, alle violenze perpetrate sulle donne afghane ai giorni nostri. Queste crude realtà sono state oggetto di studio per i bambini di quarta A della scuola Masih che hanno partecipato a un concorso di Anpi (Associazione nazionale partigiani), dal titolo “Sulle ali della libertà“: hanno prodotto un video, intervistando i figli di Rosa Beretta, Augusta e Marco e producendo un’opera artistica dedicata a Rosa e a tutte le donne afghane e di altre nazionalità, vittime ancora oggi di violenza. Augusta e Marco hanno raccontato la storia di mamma Rosa, nata il 17 aprile 1924 a Monza, operaia ribattitrice alla V sezione della Breda. Deportata a Mauthausen, dopo essere transitata per il carcere centrale di Vienna, giunse il 2 maggio 1944 ad Auschwitz Birkenau e sottoposta al lavoro forzato alla IG Farben. Il 30 agosto era a Ravensbrücke il 16 novembre fu inviata a Buchenwald, poi al campo secondario di Taucha, in Sassonia. Sopravvissuta, tornò a Monza e dopo la guerra chiese allo Stato Italiano un risarcimento per i danni morali e materiali patiti; risarcimento che arrivò solo 37 anni dopo. "L’obiettivo principale del lavoro – sottolinea la maestra Caterina Caruso – è quello di sensibilizzare i giovani (è per questo che abbiamo invitato anche le classi quinte del nostro plesso) sulle violenze di ierie di oggi, come la condizione delle donne afghane, costrette da un regime autoritario a subire in silenzio le umiliazioni. Volevamo dar voce a tutte le donne e far si che qualcosa si muova, nel segno del rispetto e della pace. Faccio parte della Commissione Intercultura, con le colleghe Katiuscia Melato e Barbara Cestari". Secondo la stima di Action Aid, le donne afghane costrette a sposarsi in maniera forzata e precoce oscillano tra il 60 e l’80 per cento.

In media, ogni donna afghana ha sei figli. Le bambine costrette a sposarsi hanno maggiori probabilità di subire violenza sessuale e violenza fisica, già tra i 10 a i 14 anni. Il 95 per cento dei casi di suicidio in Afghanistan riguarda le donne: la ripetuta violenza fisica e i matrimoni forzati sono le cause più comuni. "Essere portatori di pace e rispetto è messaggio che deve arrivare ai giovani – dicono le maestre e la preside Anna Cavenaghi – protagonisti del futuro". Le insegnanti hanno spiegato ai bambini anche la frase di Madre Teresadi Calcutta: "Più ci saranno gocce d’acqua pulita, più il mondo risplenderà di bellezza", un ulteriore appello a non lasciare nell’ ombra le vittime di violenza. Hanno offerto un contributo anche mamma Elena e nonno Roberto, decorando le finestre della palestra con la scritta: "Fai del bene ovunque ti trovi" come impegno di pace.