Dai filmini delle ferie con la cinepresa di papà al miglior corto italiano La trama di Francesco

Il giovane regista premiato a Roma al festival delle produzioni indipendenti "Credo in un cinema legato alla realtà che conosco per raccontarla in profondità"

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di Marco Galvani

“Un sogno non è mai soltanto un sogno“. E visto che il suo era di fare il regista, Francesco ha preso alla lettera le parole di Stanley Kubrick: “Il miglior modo per imparare a fare un film è farne uno“. Francesco Manzato, anni 26, in tasca un diploma classico al liceo Zucchi e una laurea in Lettere moderne con una tesi sulla storia del cinema, "fin da piccolo mi divertivo a registrare video, dal classico filmino delle vacanze al montaggio del materiale scaricato da internet". E adesso è arrivato anche il successo al Rome Independent Film Festival con il premio Rai Cinema Channel come miglior cortometraggio italiano. Il suo “Letizia“ è "un film che fa trapelare un forte senso di realtà, che aiuta lo spettatore ad empatizzare con i protagonisti".

La mano da regista, asciutta e decisa pronta ad andare oltre, Francesco l’ha allenata con la macchina da presa che c’era in casa: "La chiedevo sempre in prestito a mio padre – racconta –. Già alle medie filmavo tanto, come forma di narrazione". Quasi come fosse un diario di bordo della sua vita, dei suoi amici. Del resto "la potenza del cinema sta nella possibilità di far provare emozioni diverse a persone che guardano le stesse immagini". Come in “Letizia“, il corto girato tra Monza e la Brianza che racconta la storia di giovane boxeuse di 16 anni che deve trasferirsi con la madre a Roma e prima della partenza si trova a riflettere sull’importanza del rapporto con la sua migliore amica. Anche il nuovo progetto a cui sta lavorando è girato a Monza: "Ci tengo molto a non perdere il legame con la mia città – chiarisce Francesco –. credo in un cinema legato alla realtà, una realtà che conosco bene, in cui sono cresciuto e che quindi mi permette di indagare e raccontare al meglio, più in profondità, le storie".

Come per la colonna sonora: "Le musiche delle mie pellicole le scrive Gabriele Colombo, ma prediligo l’ambiente, i rumori della realtà". Il sottofondo nella sua Monza, "una città di provincia, dove purtroppo i giovani faticano a trovare la loro dimensione, dei luoghi di appartenenza. Una città che vive ancora troppo spesso ai margini di Milano". Eppure "questa non è soltanto la Brianza delle fabbrichette". E allora Francesco è pronto a girare le riprese di un nuovo sogno, quello di "continuare a fare questo mestiere, raccontando Monza, la Brianza e le nuove generazioni sempre con la stessa libertà creativa".