di Dario Crippa Ha appiccato il fuoco all’appartamento e si è barricato in casa. Soltanto l’intervento dei carabinieri, che hanno fatto irruzione ed evacuato 20 famiglie, ha impedito una tragedia immane. Questo – in maniera scarna – quanto accaduto l’altro giorno a Macherio, in una palazzina a quattro piani di via Leopardi 2. Quello che però ha fatto ancora più impressione è un dettaglio emerso nelle ore successive: il timore che nell’appartamento avvolto dalle fiamme fosse rimasto intrappolato anche un bambino piccolo. Di meno di tre anni. Con questo pensiero in testa la prima pattuglia di carabinieri piombata sul posto si è precipitata al suo interno, avvolto dalle fiamme, a cercare il piccolo per metterlo in salvo. Due militari, oltre al calore insopportabile delle fiamme che si sono trovati ad attraversare, hanno respirato la nuvola di fumo nero, prima di verificare con grande sollievo che il piccolo non era in casa. Per fortuna, come appurato più tardi, si trovava con la madre, la compagna dell’uomo, che non vive con lui. I due militari sono dovuti comunque ricorrere alle cure del pronto soccorso per un principio di intossicazione. Ma facciamo un passo indietro. È all’incirca mezzogiorno di venerdì scorso quando accade tutto. Al secondo piano di una palazzina abitata da una ventina di famiglie c’è anche un albanese di 33 anni. Ha un mucchio di precedenti alle spalle, dai reati contro il patrimonio allo spaccio. Il suo problema più grave però è la tossicodipendenza. Non si sa se sia questa la molla principale che lo fa uscire di senno quel giorno. Fatto sta che con della benzina appicca il fuoco alla sua casa. I vicini di casa preccupati chiamano a dare l’allarme segnalando un forte odore di fumo provenire da un appartamento imprecisato. La Centrale Operativa della Compagnia di Monza viene allertata. ...
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