"Da bocciare la messa in libertà degli imprenditori ed ex sindaci"

Per la corruzione nell’urbanistica la gip aveva lasciato tutti liberi ritenendo che non sussistessero esigenze cautelari o gravi indizi

Nelle mani dei giudici milanesi e romani le sorti delle ultime inchieste sul presunto malaffare a Seregno. Per la Seregnopoli bis sulla corruzione nell’urbanistica la Procura di Monza ha presentato ricorso in Appello al Tribunale del Riesame di Milano per recuperare gli arresti chiesti in carcere per gli imprenditori e ai domiciliari per gli ex sindaci dopo che la gip del Tribunale monzese Pierangela Renda ha deciso di lasciare tutti a piede libero, ritenendo che non sussistano le esigenze cautelari e, in un caso, neanche i gravi indizi di colpevolezza. Il 25 febbraio partono le udienze davanti ai giudici della libertà milanesi, per prime quelle nei confronti dell’ex sindaco Giacinto Mariani e del successore Edoardo Mazza, nuovamente sotto accusa a vario titolo per corruzione e abuso d’ufficio.

Con loro appaiono anche gli imprenditori Giorgio Vendraminetto, Emilio Giussani e Maurizio Schiatti. I pm Salvatore Bellomo (già titolare dell’inchiesta dei carabinieri di Desio e Milano che nel 2017 ha portato a 27 misure cautelari tra i quali gli stessi Mazza e Mariani e l’imprenditore Antonino Lugarà, scarcerato proprio dal Riesame per mancanza dei gravi indizi di colpevolezza) e Michela Versini hanno chiesto il carcere per Vendraminetto e Giussani e i domiciliari per Mariani, Mazza e Schiatti.

Nel mirino, per quanto riguarda Vendraminetto e Mazza, il centro poliambulatoriale di via Colzani e il Piano Par1 relativo a via Formenti. Per la gip sussistono i gravi indizi di colpevolezza, ma non le esigenze cautelari perché Mazza è uscito dalla vita amministrativa e dall’attività politica dal 2017 e perché sta già affrontando il processo al Tribunale di Monza per la prima inchiesta Seregnopoli. Mariani, Mazza, Giussani e Schiatti sono accusati per il Piano Pac1 tra le vie Milano, allo Stadio e Toselli, per cui la gip non ha rilevato dagli atti la configurabilità della corruzione, da approfondire con un processo. I magistrati, al di là dell’esito del Riesame, stanno procedendo per mandare tutti a giudizio.

C’è invece già stata, e se ne attende l’esito, l’udienza davanti alla Cassazione contro l’inchiesta per la presunta corruzione nel distaccamento della Polizia stradale seregnese. A discuterla l’avvocato Maurizio Bono, difensore del poliziotto Pasquale Ponticelli, accusato di avere inviato automobilisti fermati nel corso del servizio a un imprenditore titolare di un’officina di revisioni di vetture e a un’avvocata che si occupava di ricorsi contro le sanzioni per infrazioni stradali. Il legale mira all’annullamento dell’ordinanza di custodia cautelare.

Stefania Totaro