Covid, vietate le visite ai parenti: petizione per aprire i reparti

Iniziativa di Mirko Damasco, presidente dell’associazione Salvagente Italia: "Con tutte le precauzioni del caso è possibile farlo anche in questo periodo"

Dallo scoppio della pandemia gli ingressi agli ospedali sono contingentati

Dallo scoppio della pandemia gli ingressi agli ospedali sono contingentati

Monza, 11 gennaio 2021 - «Io ho mio papà ricoverato in reparto covid. Da 5gg non risponde più al cellulare e da due giorni non chiamano dal reparto per darci informazioni. Ieri mio fratello è andato di persona e dal citofono, dopo 15minuti di attesa hanno risposto che è stabile. Abbiamo chiesto che venisse riacceso il cellulare. Va bene. ma ad ora ancora nulla. Non chiedo di vederlo ma almeno di avere contatti quotidiani coi medici e poterlo sentire telefonicamente. Non è intubato, dovrebbe poter parlare". È partita anche da segnalazioni come questa la campagna lanciata da Mirko Damasco, presidente dell’associazione Salvagente Italia: “Aprire le porte ai parenti”.

«Sono impopolare e poco diplomatico - spiega Damasco, già Commissario provinciale della Croce Rossa e attivo da tempo in campagne per disostruzione pediatrica, seggiolini, vaccinazioni, defibrillatori -. Ne sono convinto per quello che conosco, dopo una decina d’anni che mi occupo del tema visite parenti in ospedale. Certamente in una prima fase, gli ospedali dovevano proteggersi e proteggere escludendo le visite dei parenti. Adesso no. Adesso è una scelta". Si potrebbe far diversamente? "Hanno avuto tutto il tempo di organizzarsi. Adesso, molti reparti, “usano” questa situazione per tenere lontano, quella che nella mentalità comune è solo una fonte di disturbo: il parente". Diverse le segnalazioni. "Mi stanno scrivendo cose incredibili. Persone novantenni sottoposte a interventi senza che i parenti possano esserci nel pre e nel post; persone che non si vedono da due settimane e sono in terapia intensiva. Solo chi ha provato un’atrocità del genere può capire. Solo chi ci pensa davvero può capire". Non solo negli ospedali: "La stessa cosa vale per Rsa e coppie in attesa di un figlio. Padri che non possono assistere alle visite della compagna".

«Non c’è alcuna motivazione per cui con regole ferree e regolamentazione i parenti non possano entrare. Alcuna. I degenti, umanamente, non hanno bisogno di medici ed infermieri, hanno bisogno delle persone che amano. E chi lavora in ospedale, e ha un cuore enorme, dovrebbe fermare la palla che scorre sul piano inclinato. Dovrebbero fermarla, riflettere e far cambiare le cose. Come hanno fatto in Toscana". "Avere un parente accanto è un diritto - conclude -, non un favore. Non potremo, noi, cambiare lo stato delle cose, ma inizieremo a sollevare questo problema. È compito di tutti firmarla (http://chng.it/r9sNppdh). Perché avere un parente in quello stato è una possibilità che tocca a tutti".