La paura del Covid contagia anche il lavoro

Per la Cisl tra marzo e maggio ci sono state 89 dimissioni soprattutto di donne in servizio in case di riposo o strutture sanitarie

La Cisl ha una squadra di esperti dedicata alle vertenze che conta anche 5 avvocati del la

La Cisl ha una squadra di esperti dedicata alle vertenze che conta anche 5 avvocati del la

Monza, 26 giugno 2020 -  Il coronavirus contagia anche il lavoro e finora né i decreti per garantire una tutela d’emergenza ai lavoratori o sostegni alle imprese né, tanto meno, i tribunali chiusi stanno assicurando una tenuta della situazione occupazionale nel prossimo futuro. Anzi, si stanno verificando una serie di effetti anomali come nel caso di strani tipi di licenziamento o delle cosiddette "dimissioni indotte", situazioni nuove di lavoratori in difficoltà che dall’inizio dell’epidemia continuano a presentarsi all’Ufficio Vertenze della Cisl di Monza, Brianza e Lecco.

Perché se da un lato sono stati bloccati (fino al 15 agosto) i licenziamenti per giustificato motivo, quelli dovuti alla crisi economica dell’azienda, dall’altro non lo sono quelli per motivi disciplinari e dall’inizio dell’epidemia sono casi in aumento. Come sono cresciute le dimissioni proprio in un periodo in cui, al contrario, ci si dovrebbe tener stretto il posto: tra marzo e maggio nell’area di Monza e Brianza le dimissioni sono state 89, di cui 41 di donne tra cui 5 in regime protetto con figli neonati.

!Sono quasi tutte dimissioni indotte dalla paura: persone in servizio in case di riposo o strutture sanitarie, molte sono donne che vivono con figli o anziani che per non rischiare di portare a casa il virus, hanno scelto di lasciare il lavoro", spiega Luigi Pitocco, il nuovo responsabile dell’Ufficio Vertenze della Cisl brianzola che da ottobre 2019 guida una squadra di 12 “vertenzieri“ e 5 avvocati del lavoro, di cui 4 donne, che non si è mai fermata durante il lockdown. !Sui licenziamenti disciplinari – aggiunge Pitocco - ovviamente abbiamo il sospetto che siano solo un modo per aggirare il blocco dei licenziamenti per giustificato motivo". Tra questi, per esempio, c’è il caso di un responsabile della produzione di una multinazionale di forniture del settore alimentare licenziato "per motivi disciplinari" perché è calato il fatturato dell’azienda.

L’emergenza covid ha stravolto tutto, anche il già fragile mondo del lavoro che "stava arrivando da un 2019 di conferme delle tendenze dopo gli anni di crisi, come una lenta ripresa del settore industriale o il ridimensionamento dell’edilizia – aggiunge Mario Todeschini della segreteria provinciale Cisl -. Ora 3 mesi di blocco hanno messo in ginocchio un intero sistema economico. Per salvarsi bisogna dare respiro perché molti settori non recupereranno velocemente: bisogna tenere le persone nel sistema produttivo e non tagliarle fuori, e va data liquidità alle imprese per garantirne la tenuta. Altrimenti, finite le tutele dei decreti, dopo l’estate avremo un’impennata dei fallimenti e dei licenziamenti".

È uno scenario che farà aumentare anche le vertenze e al sindacato c’è preoccupazione sulle conseguenze, in particolare per il recupero dei crediti dei lavoratori, l’attività che già nel 2019 era quella maggiore all’Ufficio Vertenze Cisl (il 61% del totale seguite dal 22% di vertenze di licenziamento) che ha portato a recuperare circa 7 milioni da fallimenti o concordati: "Prima del covid al tribunale di Monza ci volevano anche 9 mesi per la prima udienza – spiega Pitocchi – ora i tempi saranno ancora più lunghi: così si compromette la possibilità di avere giustizia per i lavoratori".