"Così rischiamo di tornare al capolinea"

La preoccupazione dell’associazione Hq Monza e i dubbi su Metropolitane Milanesi e sulla reale capacità di realizzare le 7 fermate della M5

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di Martino Agostoni

La metropolitana per Monza rischia di tornare al capolinea, con gli ultimi tre anni trascorsi finora dall’avvio nel 2019 del programma per realizzare l’opera buttati via. I dubbi sul futuro del prolungamento della M5 crescono da un paio di giorni, da quando in Senato il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini ha comunicato che il Comune di Milano, capofila per realizzare l’opera, ha richiesto 2 anni di proroga rispetto ai tempi previsti e ha comunicato una serie di criticità tecniche, urbanistiche e di collaborazione tra gli enti coinvolti che stanno ritardando la redazione del progetto definitivo, in particolare per quanto riguarda le future stazioni della Villa Reale e del capolinea al Polo Istituzionale. Inoltre, Milano ha anche aggiunto la necessità di rivedere il piano economico dell’opera, finora conteggiato in 1,265 miliardi di euro già tutti coperti dai fondi statali e degli enti locali coinvolti, alla luce dei rincari di energia e materie prime dell’ultimo periodo. Il ministro ha risposto che con la concessione della proroga di 2 anni bisognerà anche rivedere la convenzione stipulata a novembre 2019 tra tutte le parti per la realizzazione dei lavori.

"Il fatto di dover rivedere la convenzione è l’elemento che ci preoccupa di più: si rischia non tanto di avere un altro ritardo o di prolungare di 2 anni i tempi, ma di tornare al punto zero. Rivedere la convenzione tra tutti gli enti può voler dire dover rimettere mano anche a quanto fatto fino ad ora", commenta Isabella Tavazzi, portavoce dell’associazione di cittadini Hq Monza. La redazione del progetto definitivo del prolungamento di 12,8 chilometri della linea lilla da Bignami a Monza, affidato dal Comune di Milano alla sua partecipata MM spa, era già in ritardo di quasi 2 anni, ma ora "ci chiediamo se MM sia capace di fare le 7 fermate a Monza oppure se ci sono altre questioni – spiega Tavazzi –. Chiediamo che ci sia chiarezza: se non è in grado di fare il progetto, lo si dica e lo si faccia fare a un’altra società: nel mondo ce ne sono tante che sanno realizzare grandi opere". Per quanto riguarda la questione dei rincari e i conti da aggiornare al rialzo c’è invece fiducia che non siano un ostacolo per realizzare la M5 monzese: "Ci sono già stanziati 1,3 miliardi di euro e, se nel frattempo i costi sono aumentati, confidiamo che le nostre istituzioni pubbliche mettano quei milioni in più che servono e non buttino via tutto per i rincari".