"Così è crollato il piano per i 470 lavoratori Bames"

In aula il consulente della Procura ha ricostruito i passaggi a partire dal 2006 dalla crisi di Celestica alla spartizione dell’attività e alla mancata ricollocazione

di Stefania Totaro

"Il piano di reindustrializzazione per salvare la Bames prevedeva di spartirsi i due assist più importanti delle società, che erano l’attività della Sem e l’immobile con cui realizzare liquidità e ricollocare i 470 lavoratori della Bames. Ma quest’ultimo accordo non è stato rispettato e il piano è crollato". E’ la ricostruzione in aula del consulente tecnico della Procura di Monza sulla ex Ibm, fiore all’occhiello della Silicon Valley brianzola e finita invece per chiudere i battenti nel 2013 lasciando a casa tutti i dipendenti.

Il perito è stato sentito ieri come testimone al processo al Tribunale di Monza che vede imputati di bancarotta fraudolenta Vittorio Romano Bartolini, ritenuto con i due figli Selene e Massimo (già condannati a 4 anni e 8 mesi in abbreviato e anche al risarcimento per danno morale di 5.000 euro a ciascuno della settantina di lavoratori che si erano costituiti parte civile al processo) amministratore di fatto della Bames, i due manager Luca Bertazzini e Giuseppe Bartolini (solo omonimo dei familiari indagati), nonchè i tre professionisti membri del collegio sindacale Riccardo Toscano, Angelo Sandro Interdonato e Salvatore Giugni e anche l’israeliano Cats Oozi come ex amministratore di Telit Italia.

Sotto accusa un contratto di lease back e un finanziamento con cui Bames ha ottenuto circa 87 milioni di euro. Denaro che, in base alle ricostruzioni della Guardia di Finanza, coordinata dalla Procura di Monza, è servito per acquistare partecipazioni in altre società e per finanziare altre aziende del Gruppo. Poi il coinvolgimento dell’israeliano Cats Oozi, imputato, in qualità di ex amministratore di Telit Italia, di avere dissipato 16 milioni di euro ai danni della Bames a favore di Telit Communication attraverso la controllata Telit Wireless Solutions.

La ricostruzione del consulente, controinterrogato dalla difesa degli imputati, è partita dal 2006. quando Celestica Italia srl, l’ultima società sbarcata nella Silicon Valley vimercatese, ha dichiarato lo stato di crisi e ha dato mandato di cercare un nuovo soggetto industriale interessato all’acquisizione del sito.

"E’ arrivata la manifestazione di interesse di Bartolini Progetti - ha spiegato il perito - mentre successivamente sono subentrate anche Telit e Digital Tv e insieme hanno firmato tre protocolli di intesa. Il piano di reindustrializzazione prevedeva di ricollocare i lavoratori attraverso Telit e Dtv, perchè Bames non aveva più commesse in quanto i prodotti costavano troppo rispetto al mercato cinese o croato. Il piano però non è mai partito. La prima che ha avuto problemi è stata proprio Bartolini Progetti che veniva da un’altra acquisizione con ricollocamento dei lavoratori che erano finiti in mobilità, mentre la Telit si è presa 16 milioni di euro e i ricavi dell’attività della Sem, senza sistemare gli altri dipendenti". Si torna in aula il 17 febbraio.