Corruzione sull’urbanistica Il pm chiede il rinvio a giudizio

Sotto accusa l’ex sindaco Giacinto Mariani e il suo successore Edoardo Mazza per i quali la Procura ha chiesto invano di applicare le misure di custodia cautelare

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di Stefania Totaro

Per l’inchiesta Seregnopoli bis sulla presunta corruzione nell’urbanistica la Procura di Monza chiede i rinvii a giudizio degli indagati per cui invano ha chiesto di applicare le misure di custodia cautelare. Il 14 dicembre prevista battaglia giudiziaria all’udienza preliminare davanti alla gup del Tribunale di Monza Silvia Pansini. L’ex sindaco di Seregno Giacinto Mariani e il suo successore Edoardo Mazza sono nuovamente finiti sotto le accuse della magistratura monzese a vario titolo per abuso d’ufficio e corruzione. Con loro appaiono anche gli imprenditori Giorgio Vendraminetto, 79 anni, Emilio Giussani, 68 anni e Maurizio Schiatti, che ha superato gli 80. Il quinto indagato è il defunto Calogero Grisafi, il dirigente dell’ufficio tecnico del Comune di Seregno che si è tolto la vita nel 2015.

Nel mirino, per quanto riguarda Vendraminetto e Mazza, il centro poliambulatoriale di via Colzani e il Piano Par1 relativo a via Formenti. Per la gip del Tribunale di Monza Pierangela Renda, che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare, le indagini "hanno evidenziato come effettivamente nel corso degli anni 2011-2015 Grisafi e Mazza abbiano compiuto un reiterato mercimonio del bene pubblico, asservendosi completamente agli interessi di Vendraminetto".

Gravi indizi di colpevolezza, quindi, ma niente esigenze cautelari perchè "manca il pericolo concreto e attuale di reiterazione dei reati per via dalla sua fuoriuscita dalla vita amministrativa e dall’attività politica dal 2017" e per "la deterrenza derivante dall’attuale pendenza in primo grado del giudizio relativo alle vicende asseritamente corruttive per cui sono state adottate le misure cautelari nel 2017" da lei stessa, peraltro, firmate.

Mariani, Mazza, Giussani e Schiatti sono accusati per il Piano Pac1 tra le vie Milano, allo Stadio e Toselli, per cui la gip "non rileva dagli atti la configurabilità della corruzione" anche se si "appalesano plausibili" i profili di "asserita illegittimità" che "dovranno costituire oggetto di un giudizio per il contraddittorio tra le parti".

I pm Salvatore Bellomo (già titolare dell’inchiesta dei carabinieri di Desio e Milano che nel 2017 ha portato a 27 misure cautelari tra cui gli stessi Mazza e Mariani e l’imprenditore Antonino Lugarà, per cui il processo è ancora in corso al Tribunale di Monza) e Michela Versini avevano chiesto il carcere per Vendraminetto e Giussani e gli arresti domiciliari per Mariani, Mazza e Schiatti. I magistrati della Procura hanno combattuto fino in Cassazione per recuperare le misure cautelari.

I giudici romani hanno ritenuto "inammissibile" il ricorso. I pm avevano deciso di giocarsi anche l’ultima carta dopo che il Tribunale del Riesame di Milano ha respinto il loro ricorso in appello, lasciando gli indagati a piede libero ma, sulle accuse contestate relativamente al Piano Pac1 tra le vie Milano, allo Stadio e Toselli, per cui la gip non ha rilevato dagli atti la configurabilità della corruzione, i giudici della libertà milanesi hanno ritenuto che, a non essere chiara nelle carte delle indagini, è soltanto la questione relativa al corrispettivo che configurerebbe la corruzione.

Un passo che va incontro, secondo l’accusa, alla Procura, secondo cui l’iter urbanistico è stato ritenuto "illegittimo", mentre anche sulla dazione di denaro ci sono ammissioni che emergerebbero dalle intercettazioni telefoniche. Da qui la decisione di proporre anche l’ultimo ricorso davanti alla Corte di Cassazione. Dai giudici supremi romani i pm si attendevano una pronuncia aggiuntiva in termini di legittimità, ma magari anche nel merito, della loro tesi accusatoria. Una ulteriore argomentazione che, se del caso, potesse rafforzare l’ipotesi che stanno percorrendo la strada giusta puntando il dito contro la presunta nuova corruzione nell’urbanistica e i suoi presunti protagonisti vecchi e nuovi. Invece il loro ricorso non è stato ritenuto ammissibile. E ora la battaglia giudiziaria a dicembre si sposta in udienza preliminare.