Coronavirus, il sindaco: "I monzesi hanno capito, ora non molliamo"

Allevi: la città ha risposto bene all’appello a restare a casa. Ieri solo 15 nuovi casi che portano i contgagiati totali a 350

Dario Allevi, sindaco di Monza

Dario Allevi, sindaco di Monza

Monza, 29 marzo 2020 - La videoconferenza con il prefetto, le forze dell’ordine e i direttori delle Asst di Monza e Vimercate e dell’Ats Brianza è terminata da poco. "Ci siamo lasciati con un minimo di ottimismo, di fiducia e di speranza, perché oggi i dati sono leggermente migliori". Il sindaco di Monza, Dario Allevi, fa il punto della giornata. E di una settimana che ha messo a dura prova tutti, "drammatica". Ma ieri nel capoluogo si sono registrati "solo" 15 nuovi casi e il numero totale dei monzesi contagiati dall’inizio dell’emergenza sanitaria è arrivato a quota 350. In provincia, invece, il numero delle persone positive al coronavirus è di 2.102: "Da più parti ci confermano che siamo vicini al picco dei contagi e che nei prossimi giorni dovremmo vedere finalmente un calo, non vedo l’ora ma già mi rincuora il fatto che la pressione sui pronto soccorso dell’ospedale San Gerardo e di Vimercate sta leggermente diminuendo".

Sindaco, qual è lo scenario che ci potremmo attendere nei prossimi giorni? "Si sta registrando un incremento stabile che dovrebbe portare presto al picco e, quindi, a una successiva lenta diminuzione. Ma si vive alla giornata. Già nei giorni scorsi avevamo avuto una giornata positiva e poi i numeri sono tornati a salire. Ecco perché non dobbiamo in alcun modo cantare vittoria troppo presto. Questo è il momento di non mollare. Siamo chiamati tutti a continuare a fare la nostra parte. Ognuno deve fare i sacrifici richiesti, ma soprattutto necessari. Un esempio? Non fissiamoci sul solito supermercato, se c’è molta coda andiamo a cercarne un altro. Chiedo ai monzesi e a tutti i cittadini di tenere ancora duro". Nei giorni scorsi avete sorvolato la città con un drone per rendere ancora più efficaci i controlli. Quale fotografia avete avuto di Monza? "Una città silenziosa e deserta. Immagini che tolgono il fiato, ma che dimostrano la responsabilità profonda della nostra comunità. Sono fiero della risposta dei monzesi a questa emergenza, perché hanno capito la gravità della situazione che stiamo affrontando. E allora torno a ribadire che occorre restare a casa. Dobbiamo farlo finché i medici e gli scienziati non ci diranno che potremo finalmente tornare gradualmente alla normalità". Sul fronte sanitario la risposta è stata notevole. Il San Gerardo è riuscito a sopportare livelli di stress senza precedenti... "Il nostro ospedale e tutti i suoi lavoratori, dal personale sanitario agli amministrativi ai manager stanno da oltre un mese reggendo dei ritmi importanti. Eppure stanno ancora lavorando per attivare nei prossimi giorni ulteriori posti letto di terapia intensiva per arrivare a un totale di circa 100. Uno dei numeri più alti a livello regionale". Mentre sul territorio qual è la risposta per accogliere i pazienti che non hanno più bisogno dell’ospedale? "Insieme con il prefetto Patrizia Palmisani e con il direttore dell’Asst di Vimercate, Nunzio Del Sorbo, abbiamo previsto due percorsi differenti. Da una parte c’è la cosiddetta degenza di comunità per ospitare i pazienti che ormai sono guariti e che possono affrontare gli ultimi giorni prima delle dimissioni al di fuori di un reparto Covid intensivo o sub-intensivo. Ats ha già elaborato e inviato in Regione per l’approvazione un progetto che prevede la creazione di 60 posti letto: 20 all’ospedale di Vimercate, 20 agli Istituti clinici Zucchi di Monza e altri 20 in un’ala dell’ospedale di Giussano. E a tal proposito si è mobilitata anche la Provincia che con il suo presidente Luca Santambrogio ha chiesto a tutti i sindaci di recuperare letti, comodini e arredi utili per rendere operativi i locali di Giussano". E il secondo fronte? "Poi c’è da prevedere la gestione delle persone dimesse dall’ospedale, ma che non possono rientrare a casa perché magari convivono con una persona immunodepressa. Si tratta di persone che devono ancora restare isolate perché finché non fanno il tampone di richiamo (che solitamente viene eseguito dopo 7-9 giorni) non possono essere considerate negative. Anche in questo caso Ats sta verificando la fattibilità del piano di creare tra 60 e 80 posti letto in una struttura gestita da religiosi a Veduggio con Colzano. Allo stato attuale non ci sono necessità in questo senso, ma vogliamo portarci avanti per non farci trovare impreparati".