Coronavirus, i detenuti di Monza sono pronti anche a donare il sangue

A rivelarlo è il garante dei detenuti per la Lombardia, Carlo Lio. E in sartoria i carcerati sono attivi realizzando 10mila mascherine alla settimana

Il garante dei detenuti per la Lombardia, Carlo Lio

Il garante dei detenuti per la Lombardia, Carlo Lio

Monza, 3 aprile 2020 -  Già da giorni nella sartoria oltre le sbarre cuciono mascherine (a un ritmo di circa 10mila a settimana) in un progetto coordinato dalla cooperativa Alice anche nelle carceri milanesi di San Vittore, Bollate e Opera. Ora, però, i detenuti di Monza hanno deciso di fare qualcosa in più: "Sono pronti, nel caso ci fosse necessità, a prestarsi come donatori di sangue".

E’ il garant e dei detenuti per la Lombardia, Carlo Lio, a dare voce all’impegno dei detenuti di via Sanquirico. Ieri ha incontrato un gruppo di loro direttamente in istituto: "Siamo davanti a un grande gesto, di umana solidarietà" quello che arriva da Monza. Anche lì, come in tutti i penitenziari del Paese, si devono fare i conti con le celle troppo piene. Che in questo periodo di emergenza sanitaria si possono trasformare in pericolosi focolai di contagio. E anche a Monza i detenuti hanno chiesto al garante se davvero è possibile prevedere un indulto: "Indulto e amnistia sono misure impossibili in questo periodo, sarebbe folle - le parole di Lio -. Per l’indulto non ci sarebbero i numeri necessari in Parlamento e manca anche la volontà politica".

Il fatto è che il decreto Cura Italia non è riuscito a migliorare la situazione in generale. Le misure previste dal Governo, secondo il garante dei detenuti "sono ampiamente insufficienti perché hanno mutuato la vecchia Legge 199, per la facilitazione dei domiciliari. Ma - chiarisce - l’hanno appesantita rendendo necessario il braccialetto elettronico. Il problema è che non ci sono braccialetti disponibili. Si fa un provvedimento senza pensare che poi non ci sono gli strumenti per applicarlo".

Il braccialetto, infatti, è indispensabile per la concessione degli arresti domiciliari a chi deve scontare pene residue fino a 18 mesi. Ma i presidenti dei Tribunali di sorveglianza di Milano (Giovanna Di Rosa) e di Brescia (Monica Lazzaroni) stanno lavorando "nelle pieghe della norme per velocizzare le procedure, colmando le lacune del decreto". In pratica - chiarisce Lio - stanno facilitando le uscite dei detenuti che ne hanno titolo utilizzando la legislazione attuale, ma sveltendo le procedure, perché si rendono conto che più gente esce e meglio si governa questa emergenza" all’interno degli istituti di pena. "I tempi di valutazione dei loro fascicoli sono ampiamente dimezzati. Nel distretto di competenza sono già stati rilasciati 340 detenuti", 104 soltanto da Monza.