Covid-19, squadre antivirus per chi si cura a casa

Visiteranno a domicilio pazienti positivi al tampone che non hanno bisogno del ricovero in ospedale o hanno sintomi riferibili al coronavirus

Le unità speciali hanno reclutato 36 medici e tre figure professionali di supporto

Le unità speciali hanno reclutato 36 medici e tre figure professionali di supporto

Monza, 1 aprile 2020 - Il numero dei contagi in Brianza si è attestato a quota 2.462: cento in più in 24 ore. Si allenta la pressione sui pronto soccorso e nello stesso tempo si rafforza la copertura sanitaria sul territorio con l’ingaggio di squadre anti-virus in appoggio ai medici e ai pediatri di famigliaTecnicamente si chiamano Usca, nome in codice di Unità speciali di continuità assistenziale: 36 medici e 3 figure professionali di supporto, che potranno essere attivati per visitare a domicilio pazienti positivi al tampone che però non hanno bisogno del ricovero in ospedale o con sintomi riferibili al Covid-19. In particolare, l’attività delle Unità speciali sarà rivolta ai pazienti dimessi o mai ricoverati con bisogni di assistenza a domicilio e per la cura a casa di pazienti con sintomatologia simil influenzale, di cui non è certificata l’eventuale positività ma che devono essere considerati come sospetti casi Covid. Alle squadre Usca nei prossimi giorni si aggiungeranno anche operatori che garantiranno un’assistenza domiciliare integrata Covid, dal lunedì al venerdì dalle 8 alle 20, con turni di 6 ore per ogni medico. Le basi operative delle Unità speciali saranno a Monza e Concorezzo.

"Abbiamo affidato questo compito, sulla base delle richieste, per lo più a giovani medici – spiega il direttore del Dipartimento di Cure primarie dell’Ats Brianza, Valter Valsecchi –. Giovani che si sono messi a disposizione con un’indiscussa conoscenza clinica, tanta voglia di fare e un grosso impegno emotivo". Come Luca, 30 anni, guardia medica: "In questo momento penso che serva lavorare sul territorio, con una triplice funzione. Innanzitutto l’aiuto ai medici di base che hanno avuto un aumento improvviso di richieste, il supporto diretto alla popolazione nella propria casa e la possibilità di evitare l’intasamento degli ospedali. Affronto questo compito con determinazione, spinto dalla voglia di mettere a disposizione la mia professionalità per chi ha bisogno in questo difficile periodo".

Silvia , invece, dopo anni di studio e di praticantato ora è pronta ad affrontare il lavoro di medico arruolandosi nell’Unità speciale. "Credo che con il nostro lavoro si potranno raggiungere e visitare in modo specializzato persone che in questo momento rischiavano di essere sole", dice. E proprio per questo "saranno anche antenne sociali sul territorio – auspica l’Agenzia di tutela della salute -. I medici che si recheranno al domicilio segnaleranno anche esigenze di carattere sociale rilevate durante la visita, le segnaleranno ad Ats che, a sua volta, attiverà tutti i servizi che potranno farsi carico dei bisogni emersi".