Uccide il convivente a martellate. Temeva che abusasse della figlia

Cogliate, lo colpisce nel sonno e poi chiama l’ex: "Sono stata io"

Forze dell'ordine fuori dalla palazzina teatro dell'omicidio

Forze dell'ordine fuori dalla palazzina teatro dell'omicidio

Cogliate (Monza Brianza), 26 novembre 2017 - Lo ha ucciso mentre era ancora a letto. Forse nel sonno o nel "dormiveglia". Senza dargli possibilità di scampo, di reazione. Lo ha ucciso con un martello. Uno, due, tre, quattro colpi alla testa. In un raptus di rabbia e follia. Perché  temeva, sospettava, pensava di avere le prove ormai, che lui avesse attenzioni particolari, morbose, nei confronti della figlia di 10 anni, avuta dall’ex marito.

Nella giornata contro la violenza sulle donne è proprio una donna che uccide un uomo. È successo a Cogliate, ieri mattina. Vittima Marco Benzi, 43enne di Cesate, con piccoli precedenti per droga e contro il patrimonio. Autrice del delitto Sabrina Amico, 37 anni, arrestata dai carabinieri della compagnia di Desio, guidati dal capitano Mansueto Cosentino, che stanno coordinando le indagini condotte dal sostituto procutatore di Monza Alessandro Pepè. La dinamica precisa è ancora in via di accertamento. I due vivevano insieme da un paio di anni. Dopo che Sabrina aveva rotto la relazione con l’ex marito, dalla quale aveva avuto tre figli. Condividevano lo stesso tetto, di una elegante palazzina in via Mascagni 9. Da qualche giorno lei lo aveva allontanato. Venerdì sera, però, Benzi si ripresenta a casa. E si mette a dormire.

È intorno alle 8 che la donna, forse dopo aver trovato delle conferme alle sue angoscianti paure, decide di compiere il folle gesto: prende un martello, si reca in camera e colpisce in testa il convivente. Probabilmente senza «preavviso», senza un ulteriore litigio, anche se questi dettagli sono ancora al vaglio. I figli, per fortuna, non ci sono perché per il weekend, sono con il papà. La donna, poi, si rende conto della gravità dell’azione. Vede il 43enne in un lago di sangue. Spaventata, chiama l’ex marito. Che, sapendo da qualche giorno della situazione molto critica, accorre e si imbatte nella terribile scena. È l’uomo che chiama i soccorsi. Sul posto si precipitano un’ambulanza e un’auto medica. Insieme alle pattuglie dei carabinieri. I sanitari cercano di rianimare l’uomo, ma non c’è niente da fare. Poco dopo devono alzare bandiera bianca. I militari blindano l’area. E parlano con la moglie, per capire. Viene trovato il martello. Di fronte all’evidenza, la 37enne non può fare altro che confessare. E spiega la molla che l’ha spinta. Un accumularsi di litigi, le continue discussioni. Fino all’ultima scoperta: le attenzioni morbose dell’uomo verso la figlia di lei, pare a insaputa della piccola.

Non risultano denunce della donna a carico del compagno, per minacce, violenze o altre prevaricazioni. L’abitazione è stata posta sotto sequestro. Portati via i cani della coppia. Una delle grandi passioni in comune. La donna lavorava in un negozio di giochi e abbigliamento per bambini a Solaro. Sulla sua pagina Facebook, aveva tracciato qualche mese fa la sua «biografia», «Sabrina è una sognatrice, una persona che si dà da fare, una pensatrice. Vede ovunque delle possibilità». E ancora: «Il suo cuore è un giardino segreto, le cui pareti sono molto alte. È folle, ma è magica. La sua passione è autentica». Una passione autentica, distrutta - forse - da una scoperta terribile e da una reazione senza appello.