Fusione Confindustria Brianza con Assolombarda, la giunta dice sì

Ulteriore passo in avanti dell'iter d'integrazione anche se non mancano i contrari

Il presidente di Confindustria Brianza, Andrea Dell'Orto

Il presidente di Confindustria Brianza, Andrea Dell'Orto

Monza, 17 marzo 2015 - Ventotto voti a favore, 13 contrari e un paio di astenuti. Sarebbe questo il risultato trapelato dall’ultima giunta di Confindustria Brianza chiamata a dare un giudizio sulla bozza di progetto della fusione con Assolombarda. Di per sè un passaggio interlocutorio e tecnico. Infatti qualsiasi decisione definitiva dovrà essere sempre presa dall’assemblea degli industriali e non certo sulla base di una bozza, ma sulla scorta di un progetto definitivo che sarà presentato (dopo essere a sua volta passato dalla valutazione della giunta) nei prossimi mesi. Un voto favorevole che testimonia, come c’era ampiamente da attendersi, la presenza di diversi dubbiosi (almeno in giunta) circa questa operazione ma anche di una parte (il doppio rispetto agli sfavorevoli) consistente (sempre in giunta) di chi sostiene la fusione. Un’operazione che vorrebbe portare, entro la fine dell’anno (possibilmente entro settembre quando, come da tradizione, si svolgerà l’assemblea annuale) alla fusione tra Confindustria Brianza e Assolombarda. Una necessità caldeggiata dall’attuale presidente degli industriali brianzoli, Andrea Dell’Orto, ma avversata da chi ritiene che il territorio abbia solo da perderci cancellando 113 anni di storia della più antica associazione industriali d’Italia e relegando le istanze delle imprese del territorio a un ruolo marginale rispetto alla «grande Milano» (Confindustria Brianza conta circa mille associati contro gli oltre 4000 di Assolombarda, anche se alcune gradi industrie brianzole hanno una doppia iscrizione). 

Una fusione che si lega alla Riforma Pesenti. Un piano di accorpamenti che porterà ad avere 55 territoriali (dalle circa 100 attuali) nel 2017 e infine 30 entro il 2020. Confindustria Brianza, pur avendo i parametri per poter restare da sola, «diventerebbe una delle più piccole e nel quadro dei nuovi assetti territoriali (province marginalizzate con la creazione delle città metropolitane ndr) rimarrebbe in una sorta di terra di mezzo - ha sempre sostenuto, non senza ragioni, Andrea Dell’Orto -. Invece con Assolombarda diventeremmo la più grande territoriale in Italia con 6000 imprese e saremo in grado di far pesare le nostre istanze a Roma oltre ad avere servizi alle imprese sempre migliori». Brianza che, come detto da Dell’Orto, conserverà sedi territoriali e un suo consiglio con «presidente e organi di rappresentanza». Ragionamenti che non convincono tutti (fra i più ostili ci sarebbero gli industriali del settore mobili) come detto per questioni di storicità e territorialità. In ogni caso il voto in giunta rappresenta un ulteriore passo in avanti nell’iter della fusione.