Monza, il Club alpino sfratta il Centro sociale

Il Cai ha deciso di acquistare il campo sportivo di via Rosmini che è occupato da otto anni dagli attivisti del Foa Boccaccio

Centro sociale Foa Boccaccio

Centro sociale Foa Boccaccio

Monza, 9 dicembre 2019 -  Tra un paio d’anni nascerà la Casa della montagna all’ex stadio Mauro in via Rosmini. Al posto del centro sociale Foa Boccaccio. Che, con buona pace dei suoi occupanti abusivi, dovrà inevitabilmente essere sgomberato. Ormai il futuro del vecchio impianti sportivo al civico 11 di via Rosmini finito otto anni fa nelle mani del Boccaccio e mai liberato nonostante le denunce della proprietà, la Federcalcio Servizi (società della Figc) è deciso.

Anche l’ultimo tassello mancante è stato messo al suo posto: l’assemblea dei circa 900 soci della sezione monzese del Cai ha dato la propria benedizione all’acquisto dello stadio per realizzare il progetto “Quota 162”, ovvero la Casa della montagna. Un’operazione attesa da tempo. La prima (timida) proposta - che forse era più un’idea - di realizzare una struttura per l’arrampicata risale al 1981. Nella seconda metà degli anni Ottanta, durante la costruzione dello stadio Brianteo, si era parlato addirittura di costruire una parete attrezzata sotto le tribune. Ora, però, i tempi sono maturi. Negli ultimi anni il Club alpino italiano di Monza ha risparmiato quanto basta per avere la capacità economica e finanziaria di sostenere l’acquisizione dello stadio. «Entro la fine di gennaio formalizzeremo il rogito - assicura il presidente Mario Cossa -. Diciamo che nel 2019 ci siamo fatti un bel regalo per i nostri 120 anni». Ma sarà soltanto l’inizio: «Da quel momento inizierà il lavoro più lungo e impegnativo per consolidare i rapporti con i partner della Casa della montagna e per i progetti definitivo ed esecutivo. Realisticamente serviranno almeno due anni di attesa».

Nel frattempo, però, va risolta anche la questione del centro sociale. Certo, per legge avrebbe dovuto essere sgomberato già da anni, ma i ragazzi del Boccaccio ancora oggi sbandierano proclami e continuano a ripetere che «via Rosmini non è in vendita».  Ormai la considerano casa loro. E lì dentro continuano a farci di tutto. Tutto al di fuori della legge: «Ogni metro quadro - dicono - è stato destinato a progetti differenti». Eppure il Cai ha cercato un punto di incontro uno spazio anche a loro nel rispetto delle regole. Un nulla di fatto. L’unica risposta del centro sociale è la minaccia di ostacolare l’operazione: «Dovrete blindare le vostre presentazioni pubbliche, le vostre inaugurazioni e tutte le occasioni in cui cercherete di creare consenso intorno a questo progetto, perché noi saremo lì a ricordarvi che l’errore commesso è stato inqualificabile».