"Che sogno gli Europei" L’emozione di Teo Pessina

Il ragazzo monzese ha dedicato una lunga storia su Instagram al suo esordio ripercorrendo la sua trafila dei campetti di Monza fino allo stadio Olimpico

di Dario Crippa

Quando è entrato in campo l’altra sera, erano gli ultimi minuti della vittoria dell’Italia contro la Svizzera. Poco per essere decisivo (ma l’Italia è passata dal 2 al 3-0!), ma tantissimo per segnare una tacca sulla propria carriera già luminosa.

Matteo Pessina, 24 anni, da Monza, non poteva non rifletterci su. E ha postato una Stories su Instagram: "Un sogno realizzato. Per il prossimo, che non voglio mettere qui per iscritto, lotteremo tutti fino all’ultima goccia di sudore". Il centrocampista dell’Atalanta, nato e cresciuto a Monza, dove ha studiato al liceo scientifico Frisi prima e San Giuseppe poi, dove vive tuttora e dove ha una splendida famiglia a sostenerlo passo dopo passo, parla del suo esordio a Euro 2020, come se stesse tenendo un diario personale da navigante: "Coverciano, diario di bordo. Ieri sera un secondo prima di entrare in campo ho chiuso gli occhi, e mi sono passate davanti mille immagini", la sua premessa. Il nastro dei ricordi si riavvolge: "La prima volta che sono entrato in uno spogliatoio, con le panche di legno un po’ sgangherate e quell’odore inconfondibile che ogni sportivo riconosce: quello della fatica e della gioia. Il rumore dei tacchetti sul pavimento, musica per chiunque abbia calcato un campo di calcio, dai campi polverosi di provincia all’Olimpico di Roma". Tutto era cominciato, a 5 anni, sui campetti de La Dominante. E poi al Monza, dove si era ritrovato titolare a 17 anni nell’anno del fallimento, dei pranzi pagati dai tifosi, della rocambolesca (ma inutile) salvezza del 2015.

"L’emozione della prima maglia indossata con un numero dietro. Il TUO numero. Quello che ti identifica, il primo nome con cui ti chiamano dalle tribune: ‘Và là, mica male quell’otto lì…’. Le prime volte che assieme a mio papà guardavo la tv e sullo schermo di casa c’erano i grandi campioni avevo un brivido. Magari ero piccolo e non capivo, ma sentivo che si trattava di un qualcosa di unico, di impagabile". Poi, dopo Milan (chiamato da Galliani!), e tanti prestiti, la consacrazione all’Atalanta. Subentrato l’altra sera a Manuel Locatelli al 41° del secondo tempo, l’atalantino si gode il momento: "Ora so cosa vuol dire davvero. Adesso quel sogno è diventato realtà, anche se forse sto ancora sognando, con la stessa spensieratezza di quando ero bambino. Volevo scrivervi di tante cose: della vita quotidiana qui a Coverciano, delle sfide a ping pong con il Loca (che a quanto pare portano benissimo…). E nei prossimi giorni lo faró, prometto - chiude -. Ma oggi lasciatemi ancora godere di questo momento meraviglioso. Di questo sogno realizzato. Ma soprattutto, del prossimo sogno. Quello che non voglio mettere qui per iscritto ma per il quale lotteremo tutti insieme, fino all’ultima goccia di sudore".