Il regalo di Natale per Tony: una carrozzina contro la Sla

Acquistata grazie a un appello del nostro giornale e a una raccolta fondi de Il Salvagente

Tony Laganà con una volontaria dell'associazione Il Salvagente

Tony Laganà con una volontaria dell'associazione Il Salvagente

Cesano Maderno (Monza e Brianza), 23 dicembre 2017 - «Natale è arrivato anche per me... con quella che io la chiamo la mia nuova moto». È una bella storia di Natale quella di Antonino “Tony” Laganà, almeno per quanto possibile. Quarantacinque anni, affetto da quasi dieci dalla Sla, la Sclerosi Laterale Amiotrofica, Tony è ormai ridotto su una carrozzina, il respiratore attaccato, la parola che esce a fatica dalla sua bocca, speranze di vita ridotte.

Tic tac, tic tac. La Sla ha mediamente un decorso di 10 anni e Tony lo sa. Ma ha deciso di non pensarci. L’unica cosa che aveva chiesto, lo scorso giugno proprio attraverso le pagine del nostro giornale, era stato un aiuto per acquistare una nuova carrozzina elettrica, in grado di metterlo in posizione verticale e agevolarlo nei suoi spostamenti: un aggeggio da 24mila euro, soltanto 15mila dei quali gli sarebbero stati messi a disposizione dal sistema sanitario pubblico. Ebbene, la buona notizia è che proprio l’altro giorno i soldi raccolti hanno raggiunto finalmente la somma necessaria e la nuova carrozzina è stata consegnata. Trovare tutti quei soldi, però, non è stato facile. E a parte qualche sporadica donazione, il merito va tutto a un’associazione di Monza, il Salvagente Italia, in realtà specializzata nell’assistena ai bambini: attraverso il suo presidente Mirko Damasco, ex Commissario provinciale della sezione di Monza e Brianza della Croce Rossa, appena appresa sul nostro giornale la storia di Tony ha dato inizio a una raccolta fondi che è andata faticosamente a cogliere nel segno. «In realtà siamo arrivati a poco più di 4mila euro - spiega Damasco - ma grazie a un ulteriore sconto da parte dell’azienda abbiamo potuto acquistare la carrozzina, anche se di un modello più semplice».

Laganà si è dovuto accontentare, ma non se ne duole. «Il modello di carrozzina - spiega - non è quello designato, ma è pur sempre un valido prodotto con cui posso fare cose che prima non facevo, a partire dalla seduta molto comoda, le varie posizioni che offre, le sospensioni di tipo automobilistico per un confort migliore». Insomma, «oggi se voglio muovermi un po’ per casa lo posso fare, sembra una stupidata ma per me non chiamare la mia assistente per spostarmi è una gran cosa, anche perché io sono sempre in continuo movimento... e capisco anche che una persona dopo un po’ si stanchi anche se è lì per svolgere il suo lavoro». Fino al 2008 Tony Laganà era un piccolo imprenditore di successo (era titolare di una ditta di impianti elettrici che dava lavoro a 40 persone), appassionato di motociclette, correva a livello amatoriale in tutta Italia. Poi, il suo corpo ha cominciato a non rispondere più ai comandi.  «Ho cominciato a cadere, non riuscivo a frenare» aveva raccontato. Dopo una lunga trafila medica, nel 2011 è arrivata la diagnosi: «Caro signor Laganà, lei ha una malattia al Motoneurone». Traduzione, «ha la Sla». Da allora la discesa agli Inferi è stata sempre più rapida. Prima le braccia, poi le gambe, le paralisi avanzava. Poi la parola, infine il respiro. Intanto, anche la vita sociale andava a rotoli. Impossibilitato a lavorare, Laganà ha chiuso l’azienda, mentre anche la sua vita affettiva imboccava un tunnel (due relazioni naufragate, ma due figli che lo tengono sempre aggrappato alla vita).

Tony però non si arrende. Anche se i quattrini a disposizione sono ormai pochissimi - e l’assistenza costa! -, le prospettive di vita sono quantomeno nebulose e lui ha ormai smesso di assumere farmaci. Del resto, una cura per la Sla non esiste e l’unica terapia per lenirla ha effetti devastanti per il corpo. E allora, ecco l’ultimo sogno, quello di poter contare almeno su di una una carrozzina che lo potesse rendere più autonomo. La fortuna - riconosce Laganà - è stata quella di conoscere persone che lo hanno potuto aiutare, anche se all’inizio «l’andamento della cosa non faceva presagire nulla di buono, però alla fine abbiamo raggiunto un compromesso valido grazie all’azienda che mi ha fatto uno sconto. E siamo riusciti ad ottenere quella che io la chiamo la mia nuova moto. Ora si tratta solo di metterla a punto come piace a me per poterla guidare in scioltezza, poi magari diamo un po’ di brio ai motori per farla correre di più. Un ringraziamento va anche all’associazione Aisla e a tutti i miei amici che mi hanno aiutato nonché a tutte le persone che hanno dato il loro contributo».