Cassa integrazione record: oltre 220 milioni di ore

Sono quelle autorizzate da gennaio a settembre di quest’anno nelle province di Monza e Milano: in tutto il 2019 erano state 20 volte di meno: 13 milioni in totale

Molte aziende sono state ferme o hanno ridotto gli orari nel corso del 2020

Molte aziende sono state ferme o hanno ridotto gli orari nel corso del 2020

Monza, 15 novembre 2020 - Oltre 200 milioni di ore di cassa integrazione da gennaio a settembre in provincia di Milano e Brianza. Venti volte di più di quelle chieste nel 2019. Un dato (fonte Inps) impressionante se si pensa poi che non sono comprese in questo conto le ore di cassa legate al settore artigianato quelle del Fis (Fondo d’integrazione salariale) e quelle della cassa dell’agricoltura. In tutto il 2019 le ore di cassa autorizzate erano state 13.071.925 mentre nei primi 9 mesi del 2020 sono state 221.929.257.

Un rapporto che fa immediatamente capire l’impatto del Covid sull’economia. Ripercussioni che per il momento, grazie al blocco dei licenziamenti imposto dal Governo, si sono avute solo in parte sul mondo del lavoro. A perdere il posto sono stati sino ad ora i precari. In particolar modo molti contratti a termine non sono stati rinnovati alla scadenza.

I dati (fonte Regione Lombardia su elaborazione di Camera di commercio) in Brianza mostrano come il saldo tra gli avviamenti (assunzioni) e le cessazioni (conclusione di contratti, pensionamenti e licenziamenti) è negativo, pari a meno 8.966 posti di lavoro: dovuto a 58.282 avviamenti contro 67249 cessazioni . Ne risentono soprattutto le donne, sicuramente più impiegate nei settori maggiormente coinvolti dalla crisi come il commercio e il turismo, con un saldo di meno 5.474 , frutto di 25.081 avviamenti e 30.555 cessazioni.

Per quanto riguarda le tipologie contrattuali i tempi determinati, come detto, sono quelli più colpiti con 39.920 cessazioni a fronte di 30.632 assunzioni (–9288 ); crescono invece i tempi indeterminati con 17.276 avviamenti e 16.380 cessazioni (dato che risente del divieto di licenziare). In questo clima di incertezza crescono anche i contratti a somministrazione (8.208 avviamenti contro 7.257 assunzioni). Il settore del commercio e servizi lamenta un saldo negativo pari a –7890 (43.350 assunzioni e 51.240 cessazioni), colpito anche il settore industriale con 1.138 posti in meno (9.707 avviamenti contro 10.845 cessazioni ). Pressochè invariato il settore costruzioni con un saldo pari a -22 e mentre cresce quello agricolo + 84 ma sono numeri residuali (458 avviamenti contro 374 cessazioni).

"C’è forte preoccupazione per il futuro - spiega Mirco Scaccabarozzi, segretario generale della Cisl Monza Brianza e Lecco -. Molto dipenderà dall’evoluzione della pandemia nei prossimi mesi. Più la crisi sanitaria continuerà, più danni al sistema economico si tradurranno inevitabilmente in problemi occupazionali e sociali. Per questo la politica si deve attivare per trovare gli strumenti adeguati per il sostegno immediato, ma anche politiche economiche per il futuro volte allo sviluppo e all’equità sociale".

"Vanno messe in campo risorse che non si risolvano prospetticamente solo in debito, ma occorrono investimenti a garanzia di una solida crescita futura e redditi equamente distribuiti fra tutti i protagonisti della crescita. Di qui la necessità per noi di un nuovo patto sociale tra istituzioni, imprese e lavoro. I governi dovranno giocare un ruolo più attivo nell’economia, facendo dei servizi pubblici un’occasione di investimento anziché relegarli alla stregua di un peso. L’equa redistribuzione delle ricchezze prodotte deve riguadagnare il centro del pubblico dibattito. Ma ciò chiama in causa a un tempo un modello di relazioni industriali di tipo partecipativo, con una condivisione di obiettivi e benefici tra lavoratori e imprenditori, una cultura del fare e decidere insieme. Ad esempio uno scambio economico fra un risparmio collettivo gestito dai lavoratori stessi a garanzia della stabilità di governance dell’impresa, che a sua volta promuove investimenti per uno sviluppo a lungo termine sostenibile sul piano sociale ed ecologico, capace di alimentare anche una necessaria solidarietà tra le generazioni», conclude Scaccabarozzi.