Monza, processo caso Smile, chiesti 8 anni per Caltagirone e Galluzzo

É la richiesta contenuta nella requisitoria per gli ex direttore generale e la direttrice amministrativa dell’Azienda Ospedaliera di Vimercate

Pietro Caltagirone ex direttore dell’azienda ospedaliera di Vimercate

Pietro Caltagirone ex direttore dell’azienda ospedaliera di Vimercate

Monza, 10 febbraip 2022 - Otto anni di reclusione per gli ex direttore generale e direttrice amministrativa dell’Azienda Ospedaliera di Vimercate Pietro Caltagirone e Isabella Galluzzo e due anni e mezzo all’allora responsabile unico del procedimento di gara di appalto Gennaro Rizzo. È l’esito della requisitoria della pm monzese Manuela Massenz al processo bis al Tribunale di Monza per l’inchiesta ‘Smile’ sulla corruzione per i service odontoiatrici privati nelle strutture sanitarie pubbliche, scoppiata nel 2016 con l’arresto della zarina delle dentiere, lady Sorriso Maria Paola Canegrati, insieme all’allora presidente della commissione sanità di Regione Lombardia Fabio Rizzi. La Canegrati, dopo la condanna in primo grado a 12 anni, ha patteggiato altri 3 anni di pena per il secondo troncone dell’inchiesta per bancarotta fraudolenta e truffa ai danni dello Stato. Ora Caltagirone e la Galluzzo devono rispondere di corruzione e turbativa d’asta, mentre Rizzo solo di turbativa d’asta. Manuela Massenz ha ripercorso innanzitutto le linee del cosiddetto “sistema Canegrati”, un "sistema criminogeno perché l’Azienda ospedaliera, soggetto preposto al controllo per garantire un servizio pubblico di qualità invece puntava ai servizi a pagamento e così i service diventarono terreno fertile di corruzione per i vertici di nomina politica, interessati a fare carriera e a restare nei budget". A scoperchiare il pentolone del malaffare, ha ricordato la pm, è stata la commercialista Giovanna Ceribelli, dal 2014 membro del collegio sindacale della struttura brianzola, la donna che con il suo esposto ha fatto partire l’inchiesta. Sotto la lente della Ceribelli, innanzitutto, i 510mila euro che l’aggiudicatario dell’appalto doveva versare all’Azienda ospedaliera per gli investimenti che questa aveva fatto nel reparto. Una cifra, però, che era molto vicina a quella che la stessa Azienda risultava dover rimborsare alla Servicedent per un appalto precedente pari al 5% degli investimenti. "Ma Servicedent non aveva avuto un esborso di 10 milioni di euro - ha spiegato la pm in aula - ed è successo un pandemonio quando la Ceribelli ha chiesto le pezze giustificative". "Gli imputati si giravano dall’altra parte quando di mezzo c’era la Canegrati, nei cui confronti vi era un totale asservimento" e, secondo Manuela Massenz, Caltagirone e la Galluzzo per farlo hanno avuto il loro tornaconto. "Nel 2014 la Canegrati assume una ragazza siciliana segnalata da Caltagirone e un’altra è stata assunta per 2 anni senza fare neanche una giornata di lavoro e non spostandosi mai dalla Sicilia se non per andare a firmare il contratto - ha ricostruito la pm -. La Galluzzo lavora addirittura per la Canegrati, ha pure una scrivania alla Servicedent, per una consulenza da 114mila euro per 12 mesi, forse di più di quanto guadagnava a Vimercate, e la Canegrati assume la nipote del compagno della Galluzzi e il di lei marito. Entrambi sostengono che della gara di appalto incriminata non sapevano nulla e che si sono completamente disinteressati perché non era loro compito in quanto vertici dell’azienda osp edaliera, ma sulla vicenda era stato invece presentato anche un ricorso al Tar".