Caselli racconta le stragi ai ragazzi di 12 scuole

Il Procuratore antimafia ha riassunto anche l’iter giudiziario del maxi processo

di Cristina Bertolini

Il Tg della legalità a cura dei ragazzi di 5’D4 e poi video interviste tra compagni di classe con approfondimenti sulle stragi a Falcone e Borsellino, podcast, testi romanzati e fumetti su ecomafie e danni agli immobili confiscati. Così i ragazzi di 12 scuole della Brianza (quasi 800 ragazzi) si sono lasciati ispirare dal lavoro in classe sulle stragi degli anni ‘80 - ‘90, nel programma della Giornata della legalità e hanno prodotto i loro elaborati, presentati ieri al teatro Manzoni. Presenti alla giornata organizzata da Centro Parlamento della legalità, insieme all’Iti Pino Hensemberger (capofila progetto Legalità) e Associazione Libera, anche gli istituti Meroni di Lissone, Floriani di Vimercate, Nanni Valentini, Ferrari e Zucchi di Monza, Martin Luther King di Muggiò e Parini di Seregno. Una platea di 800 ragazzi ha riempito il teatro monzese, ascoltando con il fiato sospeso la testimonianza del Procuratore antimafia Gian Carlo Caselli, intervenuto in video. Caselli ha raccontato i retroscena del maxi processo celebrato a Palermo tra il 1986 e il ‘92 (sentenza finale in Cassazione), per crimini di mafia. Caselli ha riassunto l’iter giudiziario in numeri: 120 omicidi commessi da 475 imputati, 200 avvocati, 19 ergastoli, per 2665 anni di carcere.

Ha raccontato verità difficili: "Falcone e Borsellino sono stati spazzati via, presi a calci dalle istituzioni e su di loro si sono scatenati attacchi che hanno decretato la fine del pool antimafia e riportato indietro di 20 anni la lotta alla mafia". Ha poi sottolineato il coraggio di tanti ragazzi, coetanei dei presenti in sala: "Giovani come voi – ha detto – dopo l’attentato a Paolo Borsellino sono scesi in piazza a Palermo per dire “No alla mafia“, in un contesto in cui è pericoloso esporsi".

Non solo eventi da ricordare, cristallizzati a 30 anni fa: il magistrato ha declinato l’attività mafiosa ad oggi, parlando di ecomafie che intercettano il business dei rifiuti e di "agrimafie" pronte ad approfittare della frgilità del mercato agroalimentare a causa di pandemia e guerra, offrendo soldi e acquistando attività produttive a scapito di operatori onesti, dal campo, allo scaffale, alla tavola, alla ristorazione. "Sono pronti – ha detto – a rastrellare i fondi del Pnrr per attività illecite".