Preso il carabiniere infedele che spacciava droga

Otto arresti, fra i reati favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e truffa

Carabinieri al lavoro: hanno arrestato loro stessi il collega infedele

Carabinieri al lavoro: hanno arrestato loro stessi il collega infedele

Monza, 22 maggiio 2019  - “Un'infedeltà clamorosa” l'ha definita il procuratore capo di Monza, Luisa Zanetti, che l'ha definita una vicenda di grande tristezza. “Reati che fanno sempre riflettere ma siamo riusciti ad arginarlo” aveva chiosato il tenente colonnello Simone Pacioni, comandante del Comando provinciale dei carabinieri di Monza. Amareggiato per quella mela marcia da lui stesso incrociata per un mese quando era diventato comandante del Gruppo di Monza dell'Arma, ma con l'orgoglio di averle di fatto tagliato la testa prima che potesse fare metastasi.

Perché di un carabiniere, anzi un ex carabiniere ormai, un appuntato, stiamo parlando, capace nel giro di qualche mese di compiere una serie impressionante di reati che vanno dallo spaccio di sostanze stupefacenti alla truffa, dal favoreggiamento dell'immigrazione al falso ideologico al peculato commesso da pubblico ufficiale alla truffa e altri reati consimili.

Protagonista della vicenda, come si diceva, un appuntato dei carabinieri di 42 anni: in servizio alla Compagnia di Sesto San Giovanni (ma il gruppo era all'epoca quello di Monza), residente a Cinisello Balsamo.

Il militare a un certo punto si invaghisce e inizia a convivere con una donna tunisina di 36 anni. Il vero problema è però forse un altro: il militare fa uso di sostanze stupefacenti, fuma hascisc, tira di cocaina. E comincia a delinquere, anche per permettersi un certo tenore di vita incompatibile col suo reale stipendio. Anche per comprare alla sua donna un bar a Cinisello.

L'inchiesta parte nel 2017 quando una fonte confidenziale avverte i carabinieri: dal cassetto di un ufficio dell'Arma a Sesto San Giovanni è stata sottratta una carta d'identità, l'aveva smarrita un privato cittadino e doveva essere restituita al legittimo proprietario di lì a poco.

A sottrarre quel documento è stato proprio l'appuntato infedele, che l'ha utilizzata per una truffa: attraverso una società finanziaria si compra una macchina, ne finge il furto per incassare il premio dell'assicurazione e invece la rivende poi all'estero.

I campanelli iniziano a suonare e i fari dei colleghi si puntano su quel militare.

Tempo dopo accade poi che al suddetto arrivi notizia di uno spacciatore che vive nello stesso palazzo in cui abita la sua nuova convivente tunisina. Il problema però è che il militare, invece di parlarne con i colleghi e far partire l'indagine, ne parla con il trafficante. Lo avverte: “Occhio, ti hanno già 'sgamato', sta più attento". Il trafficante in questione, tunisino, 43 anni, è uno stretto conoscente della compagna del carabiniere. Tanto che indagando i militari scoprono come lo stesso appuntato è diventato un informatore e complice degli spacciatori, attentissimo a scandagliare i movimenti dei colleghi sulla speciale banca dati delle Forze dell'ordine per avvertire – dietro pagamento, anche di prestazioni sessuali – il criminale di turno.

C'è poi l'episodio del favoreggiamento dell'immigrazione clandestina: a un certo punto a Lampedusa sbarcano due tunisini, dicono di essere parenti della compagna del carabiniere. E il graduato dell'Arma subito, in cambio della promessa di 600 euro, si attiva per aiutarli: redige false denunce di smarrimento dei documenti a nome di due cittadini romeni (in realtà inesistenti!), vola in Sicilia per consegnarle ai due nordafricani e consentire loro di prendere l'agognato aereo per la Francia. I militari di Monza, che da mesi intercettano le telefonate del collega infedele, fanno però saltare il piano e arrestare i due tunisini.

Quando emerge infine il fatto che l'appuntato si è ormai ufficialmente inserito nel giro di spaccio e viene infatti arrestato in tangenziale ad Assago mentre, come un corriere qualsiasi, trasporta 530 grammi di eroina, i giochi ormai sono fatti. Tra l'altro l'eroina trasportata era tagliata e quindi pericolosa, con aggravante specifica.

A quel punto, è il 14 ottobre 2017, l'appuntato finisce in carcere. E, dopo due gradi di giudizio, è ancora dentro, con 6 anni di galera da scontare. Mentre l'Arma dei carabinieri lo ha prima sospeso e infine congedato definitivamente buttandolo fuori dai propri ranghi.

 

Fra spacciatori e falsari, nel corso delle indagini sono state arrestate 8 persone (una ai domiciliari), ritenute responsabili a vario titolo di a vario titolo di peculato, corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, accesso abusivo a sistemi informatici e telematici, rivelazione di segreto d’ufficio, falso ideologico commesso dal pubblico ufficiale, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, ricettazione, favoreggiamento personale, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti.: 5 tunisini, compresa la compagna del carabiniere, e 3 italiani (uno di Gioiosa Ionica, in Calabria). E sono stati sequestrati 12mila euro in contanti.