Monza, Wembley e l’ultima impresa di Gigi Radice

Amarcord e una storia suggestiva raccontata in un libro del telecronista arcorese ma di fede genoana Roberto Sabatino

Roberto Sabatino alla presentazione del suo libro a Genova, alle sue spalle  l’allenatore

Roberto Sabatino alla presentazione del suo libro a Genova, alle sue spalle l’allenatore

Monza, 5 dicembre 2019 - Fu l'ultima impresa (internazionale) e insieme grande delusione collezionata nel corso della sua straordinaria carriera da Gigi Radice. Il tecnico di Cesano Maderno condusse infatti quel Genoa fino alla semifinale e, dopo l’ingiusto esonero, lasciò al suo successore Gaetano Salvemini l’onore di conquistare l’ultima edizione della storia della mitica Coppa Anglo-Italiana. Ci sono (anche) storie come questa racchiuse in quello scrigno per appassionati e intenditori che è “Noi che vincemmo a Wembley”, un libro appena pubblicato da Edizioni Sportmedia dallo scrittore e sportivo brianzolo Roberto Sabatino (è acquistabile sul sito www.edizionisportmedia.com a 15 euro). E ce ne sono tante di storie da raccontare in questo libro, come dicevamo, osannato da chi ama il Genoa e la sua storia, certo, ma godibilissimo anche per tutti quelli che adorano le storie di sport .

Per annodarne le fila Roberto Sabatino, 37 anni, di mestiere educatore, per passione telecronista ufficiale delle partite del Calcio Monza su Eleven Sport, si è immerso in archivi polverosi e vecchi giornali, "messi a disposizione con grande gentilezza per esempio dalla Fondazione Genoa". E ha parlato con molti dei protagonisti di quell’impresa calcistica. Per la presentazione ufficiale del libro l’altro giorno, in parecchi di loro non hanno voluto mancare nella prestigiosa cornice offerta dal Museo del Genoa: dall’ex giocatore e oggi allenatore di successo Davide Nicola ("che si è preso due treni pur di esserci nonostante il compleanno della moglie") ad Alessandro Turone, da Luca Cavallo ("giocò anche al Monza in serie B!") a Simone Spinelli e Gianluca Francesconi.

Fino ai videosaluti inviati da alcune delle colonne di quel Genoa come Fabio Galante, Mario Bortolazzi, Oscar Magoni (altro filo rosso con la Brianza, oggi è direttore sportivo del Renate), o il funambolico Marco Nappi, "che, in Cina per lavoro, ha inviato in sua rappresentanza le figlie". E un video a sorpresa è arrivato anche dall’Olanda, con il grande Johnny Van’t Schip, "che ho intervistato via twitter per questo libro" svela ancora Sabatino. Ma perché dedicare un libro proprio a quella Coppa vinta nel 1995/96, ormai 23 anni fa? "Innanzitutto c’era l’orgoglio rossoblù, specialmente oggi che il Genoa non se la passa tanto bene e tanti tifosi sono scoraggiati. E poi era una storia bellissima, quella finale fu l’ultima partita disputata al mitico stadio di Wembley prima che fosse abbattuto, fu l’ultima edizione della Coppa Anglo Italiana dopo trent’anni di onorata carriera, fu anche la partita che lanciò l’aeroplanino Vincenzo Montella con un gol, anche se il mattatore fu Gennaro Ruotolo con ben tre reti...".

Roberto Sabatino, pur brianzolo di adozione (vive ad Arcore), è ovviamente di fede genoana. "Sono nato a Rapallo - mio padre si trovava in Liguria come maresciallo dei carabinieri – e mi sono innamorato del Vecchio Grifone da ragazzino guardando le partite del Genoa di Bagnoli in Coppa Uefa". Ma il Genoa è molto di più: "Tifare Genoa da vuol dire accettare gli sconvolgimenti della vita, ci vuole coraggio, ma significa anche essere orgogliosi dii quella storia, sapersi rialzare ogni volta, come quando è crollato il ponte Morandi: il genoano si identifica nell’attaccamento alla sua squadra, la sua è una storia di sofferenza e rivalsa". Un po’ come per il Monza. Un po’ come per mister Gigi Radice, scomparso pochi mesi fa. Sabatino avrebbe voluto sentire anche lui mentre preparava il suo libro ma le condizioni di salute dell’ex tecnico lo hanno reso impossibile. Eppure quella coppa a Wembley "al 98 per cento fu proprio sua". E pensare – ironia della sorte - che Radice venne sollevato dal suo incarico al telefono "proprio mentre era a Monza, allo stadio Brianteo, dove stava guardando una partita del figlio Ruggero con la maglia biancorossa".