Burago Molgora, scandalo per l’altare di polistirolo

Contestato il progetto di recupero della chiesa dei santi Vito e Modesto

La chiesa parrocchiale di Burago Molgora

La chiesa parrocchiale di Burago Molgora

Burago Molgora, 25 giugno 2018 - Un altare di polistirolo al centro della navata fra le panche occupate dai fedeli. Il sacerdote in mezzo alla chiesa senza che i gradini del presbiterio lo separino dall’assemblea. E' questa la rivoluzione che la parrocchia di Burago dedicata ai santi Vito e Modesto sta per lanciare e che già solleva un polverone. È soprattutto quella mensa provvisoria di plastica ad avere fatto storcere il naso ai custodi della tradizione che non mancano una messa. Sono pronti a mettere in campo una petizione per bloccare il progetto del parroco don Massimo Zappa, del prevosto don Mirko Bellora con il placet della Curia milanese che ha autorizzato la sperimentazione.

Da una parte la volontà di interpretare al meglio lo spirito del Concilio Vaticano II, che ha cancellato la distanza fra il celebrante e i credenti ai quali voltava le spalle, dall’altro i sostenitori dell’ortodossia. Nel mezzo, i lavori delle commissioni parrocchiali che devono risolvere i guai strutturali di una chiesa antica e stretta. «Navate anguste, colonne ampie, un problema che già in passato aveva costretto addirittura a installare dei monitor per chi proprio l’altare non lo poteva vedere», spiegano i volontari del consiglio pastorale.

Così, è nata l’idea di traslocare Vangelo e ampolline. «Abbiamo contattato uno scultore, Edoardo Ferrari, che ha presentato diverse proposte». La prima in passato era stata bocciata, così ne sono arrivate di nuove. Una più conservatrice, l’altra più innovativa. «L’ultima ci è sembrata molto interessante, in linea con la visione di un popolo orante, con l’Eucaristia al centro». Soluzione provvisoria, da testare per un paio di mesi. Così, al posto delle sculture in pietra, arriveranno quelle in polistirolo, a imitazione del marmo, che sarà posato solo se l’idea sarà piaciuta a tutti. L’arcivescovado ha detto sì: prete al centro, panche disposte a raggiera e vecchio abside libero per posti d’emergenza, «nel caso servissero».

Tutto bene? Non proprio. Il progetto è stato accompagnato da un’apertura al dialogo «perché sarà il popolo di Dio a doversi esprimere». Ma è già scattata la reazione. Una lettera formale in parrocchia e in Curia mette in luce tutti i problemi di applicare il cambiamento in un «tempio antico, con uno stile preciso, da non stravolgere, specie con un oggetto fatto in un materiale così poco consono alla celebrazione come il polistirolo».

E si punta il dito sul numero dei fedeli: «Folla che non riesce a vedere l’altare? Purtroppo la gran parte delle funzioni non registra grande partecipazione». Da qui la mobilitazione: «Siamo pronti a scendere in piazza per raccogliere firme se questa idea non tramonterà».