di Stefania Totaro  Tre richieste di condanna da 6 anni e mezzo fino a 8 anni di reclusione per la presunta baby gang di bulli e persecutori di ragazzini, picchiati, rapinati e minacciati nel centro storico monzese, identificati da uno delle vittime dai profili su Instagram poi portati alla Questura. Il conto con la giustizia è stato presentato nei confronti di tre ventenni di origine egiziana, imputati al Tribunale di Monza a vario titolo di rapina aggravata e minacce, dal pm della Procura di Monza Marco Santini, che ha parlato di "un contesto di bullismo e prevaricazione nell’avvicinare i coetanei per diffondere un clima di controllo e possesso del territorio e affermare la propria supremazia con la violenza fisica e l’appropriazione di beni". I giovani erano stati arrestati dalla Squadra mobile della Questura di Monza tra maggio e agosto 2020 e indagati per rapine a una mezza dozzina di 15enni che si incontravano nella zona del Binario 7. Ma al processo sono arrivati due episodi. Il primo risale al 6 gennaio 2020 verso le ore 21: la vittima, un ragazzo egiziano di 15 anni, aveva denunciato di essere stata aggredita e minacciata dai tre connazionali, appartenenti a un gruppo più numeroso che era solito stazionare nel centro storico. Con un coltello a serramanico, in compagnia anche di un minorenne, lo avevano immobilizzato rapinandogli una cassa acustica bluetooth, il telefono cellulare e un anello che aveva al dito. "Uno di loro aveva un coltello e me l’ha puntato alla gola, quando ho cercato di oppormi ho ricevuto una testata e diversi calci. Io li avevo già visti e sono andato a cercare i loro profili su Instagram per portarli alla polizia". La difesa degli imputati sostiene che il minorenne non ha raccontato però che lui si era poco prima incontrato con i tre per chiarire la vicenda di un video postato sul social di una ragazza del loro gruppo minacciata, fatto per cui si era poi scusato. L’altra rapina sarebbe avvenuta il 10 gennaio 2020 ai danni di un 15enne italiano in piazza Trento e Trieste. "Stavo per andarmene in bici quando sono stato accerchiato da una quindicina di ragazzi - questo il racconto - Mi hanno preso il telefono cellulare, insieme anche all’orologio, al portafoglio, restituendomi soltanto i documenti. Hanno voluto anche la maglia che indossavo, me l’hanno fatta togliere e sono rimasto soltanto con il giubbotto. Volevano prendermi anche la bici ma poi me l’hanno lasciata". Gli imputati negano le accuse. "Il pm parlando di bullismo e prevaricazione è prevenuto e fa di tutta l’erba un fascio", sostengono i difensori, che chiedono l’assoluzione dei ragazzi. A febbraio la sentenza.

Cronaca

di Stefania Totaro 
Tre richieste di condanna da 6 anni e mezzo fino a 8 anni di reclusione per la presunta baby gang di bulli e persecutori di ragazzini, picchiati, rapinati e minacciati nel centro storico monzese, identificati da uno delle vittime dai profili su Instagram poi portati alla Questura.
Il conto con la giustizia è stato presentato nei confronti di tre ventenni di origine egiziana, imputati al Tribunale di Monza a vario titolo di rapina aggravata e minacce, dal pm della Procura di Monza Marco Santini, che ha parlato di "un contesto di bullismo e prevaricazione nell’avvicinare i coetanei per diffondere un clima di controllo e possesso del territorio e affermare la propria supremazia con la violenza fisica e l’appropriazione di beni". I giovani erano stati arrestati dalla Squadra mobile della Questura di Monza tra maggio e agosto 2020 e indagati per rapine a una mezza dozzina di 15enni che si incontravano nella zona del Binario 7. Ma al processo sono arrivati due episodi. Il primo risale al 6 gennaio 2020 verso le ore 21: la vittima, un ragazzo egiziano di 15 anni, aveva denunciato di essere stata aggredita e minacciata dai tre connazionali, appartenenti a un gruppo più numeroso che era solito stazionare nel centro storico. Con un coltello a serramanico, in compagnia anche di un minorenne, lo avevano immobilizzato rapinandogli una cassa acustica bluetooth, il telefono cellulare e un anello che aveva al dito. "Uno di loro aveva un coltello e me l’ha puntato alla gola, quando ho cercato di oppormi ho ricevuto una testata e diversi calci. Io li avevo già visti e sono andato a cercare i loro profili su Instagram per portarli alla polizia". La difesa degli imputati sostiene che il minorenne non ha raccontato però che lui si era poco prima incontrato con i tre per chiarire la vicenda di un video postato sul social di una ragazza del loro gruppo minacciata, fatto per cui si era poi scusato. L’altra rapina sarebbe avvenuta il 10 gennaio 2020 ai danni di un 15enne italiano in piazza Trento e Trieste.
"Stavo per andarmene in bici quando sono stato accerchiato da una quindicina di ragazzi - questo il racconto - Mi hanno preso il telefono cellulare, insieme anche all’orologio, al portafoglio, restituendomi soltanto i documenti. Hanno voluto anche la maglia che indossavo, me l’hanno fatta togliere e sono rimasto soltanto con il giubbotto. Volevano prendermi anche la bici ma poi me l’hanno lasciata". Gli imputati negano le accuse. "Il pm parlando di bullismo e prevaricazione è prevenuto e fa di tutta l’erba un fascio", sostengono i difensori, che chiedono l’assoluzione dei ragazzi. A febbraio la sentenza.

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