La Bruzzone: "Simone Mattarelli non si è suicidato. Chiediamo di riaprire le indagini"

La criminologa chiede la riesumazione del corpo del 28enne di Lentate sul Seveso

Roberta Bruzzone

Roberta Bruzzone

"Prima di morire, come dimostrato dalle fotografie, aveva una vistosa e profonda ferita a una mano, che si era procurato probabilmente scavalcando la recinzione dell’azienda: sulla cintura con la quale si sarebbe impiccato, non c’è sangue. Questa è la prova insuperabile, ma poi ci sono tante altre anomalie, incongruenze, errori. Simone non si è ucciso da solo".

Simone Mattarelli
Simone Mattarelli

A venti mesi dalla tragedia di Simone Mattarelli, il 28enne di Lentate sul Seveso ritrovato attaccato a un macchinario, senza vita, il 4 gennaio nel capannone C2 della ditta Eurovetro di Origgio, la posizione di Roberta Bruzzone psicologa forense e criminologa investigativa, è chiara: "Chiediamo la riapertura della indagini – sostiene l’esperta, affiancata dall’avvocato seregnese Roberta Minotti –, la riesumazione della salma, l’esperimento giudiziale che dimostri come non è possibile un impiccamento come quello nelle immagini, indagini approfondite sulla cintura, mai sequestrata, per cercare sangue che non c’è".

Entro lunedì l’avvocato depositerà l’istanza al Tribunale di Busto Arsizio. "C’erano almeno due soggetti con Simone quando è morto e bisogna capire chi fossero – ha detto la criminologa – la famiglia merita risposte certe".

Dopo una lunga, meticolosa e complessa attività, il team incaricato dalla famiglia ha ricostruito quanto iniziato la sera del 3 gennaio 2021, con Simone che si trova alla guida della Bmw della mamma e, con la cocaina in corpo, decide di non fermarsi a un posto di blocco dei carabinieri di Desio. Scatta un lungo inseguimento, con diverse pattuglie e 14 uomini dell’Arma.

La chiamata al padre, che vive a Legnano, per chiedere aiuto. "Almeno otto colpi di pistola che ho sentito al telefono", ha raccontato il genitore. Solo alle 15.45 del giorno dopo la comunicazione ufficiale del ritrovamento del cadavere. La Procura di Busto ha chiesto e ottenuto dal Gip l’archiviazione, ritenendo la morte di Simone Mattarelli un atto volontario. Ma la famiglia, l’avvocato, la consulente, non ci stanno e hanno messo insieme una serie di "lacune investigative ed evidenti errori commessi anche dal medico legale".

"Perché non sono state visionate tutte le telecamere in azienda? Che fine hanno fatto giubbotto e cellulare? Chi era quell’uomo con un borsone che si vede nelle immagini? Chi era e cosa ha fatto quella persona che entra nel capannone dove c’era il corpo di Simone un’ora e 23 minuti prima accendendo la luce? Dubbi che si uniscono a dati "erronei" sul nodo attorno alla gola e segni "sulla schiena e sulla bocca".