Coronavirus, quattro morti: fuga dalla Rsa Bosco in Città di Brugherio

Cinquanta tra infermieri e operatori socio sanitari hanno inviato il certificato di malattia, la rabbia dei parenti

Paura e rabbia nella casa di riposo

Paura e rabbia nella casa di riposo

Brugherio (Monza e Brianza), 27 ottobre 2020 -  Fuggi fuggi di infermieri dalla Rsa “Bosco in città“. Lo ha reso noto Ester Cerizza, presidente del Comitato parenti della Rsa. "Venerdì, durante una riunione in sala del consiglio comunale, presente il sindaco, la direttrice sanitaria della casa di riposo Barbara Paganelli ha comunicato che 41 infermieri avevano inviato da poco il certificato medico che li esenta dal lavoro per malattia. A oggi il numero è salito a 50. La direzione sta contattando infermieri e ausiliari esterni, ma nessuno vuole venire a lavorare nelle case di riposo. Intanto sono già 4 i morti per Covid. Chiediamo l’intervento di Ats (che però non esce, avendo molti operatori in smart working), perché invii personale fresco per assistere i pazienti che sono molto anziani e necessitano di cure e tutela".

Alla casa di riposo nessuno risponde, perché direzione sanitaria e medici sono in affanno per garantire il servizio e fare autonomamente i tamponi veloci ai ricoverati, oltre 80 ieri. Alcune pazienti in condizioni migliori si accorgono della mancanza di infermieri e operatori socio sanitari e riferiscono di una minore assistenza. Per questo il Comitato dei parenti ha scritto alla direzione della Rsa, chiedendo informazioni precise sulle risorse attualmente operative (il numero degli operatori socio sanitari su ogni piano e quanti infermieri) e la percentuale di assenze per ogni comparto, sulla totalità del personale dedicato all’unità Bosco in Città e il report giornaliero sulla situazione epidemiologica degli ospiti e del personale. "Suggeriamo di richiamare il personale in cassa integrazione del centro diurno, per impiegarlo almeno nella distribuzione dei pasti ai degenti e di coinvolgere le associazioni di volontariato del territorio come per esempio Croce Rossa, Croce Bianca, Unitalsi e Protezione civile".

Ester Cerizza suggerisce anche la possibilità di concedere ai parenti volontari di entrare nella struttura per sopperire alla mancanza del personale nella distribuzione dei pasti agli ospiti, previa effettuazione del tampone rapido e assegnazione dei dispositivi di sicurezza. "In assenza di una risposta immediata che dia una chiara evidenza e fornisca una comprovata garanzia che la situazione nella struttura sia nuovamente sotto controllo - scrivono i parenti - sia relativamente alla presenza del personale, sia con riguardo alla cura efficace degli ospiti, il Comitato procederà a porre in atto le iniziative per garantire la salute e la soddisfazione dei bisogni dei propri familiari, tra le quali la sospensione del pagamento della retta; il coinvolgimento del Tribunale dei Diritti dei Malati, della Prefettura e delle autorità locali di pubblica sicurezza".