Brugherio, morto sul lavoro schiacciato dal braccio meccanico: tre condanne

L'incidente era avvenuto alla Piomboleghe

L'azienda dove è avvenuto l'incidente mortale

L'azienda dove è avvenuto l'incidente mortale

Brugherio (Monza Brianza), 2 luglio 2019 - Tre condanne a 6 mesi di reclusione con la pena sospesa per l’operaio morto con la testa schiacciata dal braccio meccanico di un impianto robotizzato dove stava eseguendo la manutenzione.

E' la sentenza decisa dal Tribunale di Monza per l’infortunio sul lavoro accaduto il 30 aprile del 2015 alla Piomboleghe di via Eratostene 1 a Brugherio, un’azienda che si occupa della trasformazione del piombo e altri metalli. Vittima un tecnico specializzato di 51 anni, Fulvio Salvi, di Sant’Omobono Terme in provincia di Bergamo, sposato e padre di un bimbo piccolo. Imputati al processo per concorso in omicidio colposo Giuseppe C., 53 anni, di Milano, amministratore della società brugherese; Giuseppe E., 58 anni, di Paderno Dugnano, direttore di produzione e responsabile della sicurezza dell’azienda; Silvio C., 60 anni, di Villa d’Almè nella Bergamasca, titolare di una ditta dove lavorava la vittima, che era suo cognato e che aveva avuto in subappalto dalla società costruttrice dell’impianto installato a Brugherio la sua manutenzione.

Sotto accusa un varco che il tecnico ha usato per raggiungere l’impianto e che invece doveva essere chiuso. Secondo la ricostruzione della Asst di Monza e Brianza, l’infortunio mortale è avvenuto mentre il tecnico stava eseguendo la manutenzione dell’impianto che prelevava da un tappeto lingotti di piombo per spostarli su un altro tappeto per il deposito. La vittima doveva ingrassare i cuscinetti dell’impianto e il braccio meccanico era fermo in attesa dell’arrivo dei lingotti, ma i suoi sensori devono averli scambiati con le braccia del tecnico, facendo abbassare il macchinario e bloccarlo sulla testa della vittima. Per raggiungere l’impianto il tecnico è passato da uno spazio di 50 centimetri che era stato lasciato aperto quando l’impianto era stato installato per ottimizzarne le prestazioni.

La pubblica accusa aveva chiesto per tutti gli imputati la condanna a 2 anni di reclusione. I difensori di amministratore e dipendente di Piomboleghe avevano chiesto invece l’assoluzione puntando il dito sulla «condotta abnorme» della vittima, sostenendo che il manutentore non aveva atteso l’addetto della ditta che lo doveva accompagnare e doveva disattivare l’impianto. Il difensore del cognato del tecnico morto (i cui familiari non sono parti civili perché hanno già ottenuto un risarcimento dei danni dalla società di assicurazioni) ha fatto ricadere la colpa sull’azienda brugherese per il varco lasciato aperto e per il sensore di sicurezza della porta di ingresso che bloccava l’impianto, che a volte veniva disinserito, bypassandolo, per entrare con un carrello a prendere i lingotti di piombo difettosi.