ll postino in Brianza? Ormai non suona più neanche una volta

La consegna viene effettuata ogni due giorni e il numero dei portalettere è stato praticamente dimezzato

Caselle vuote

Caselle vuote

Monza, 15 giugno 2019 - Il postino? Ormai  non suona più neanche una volta. Perché tra taglio dei portalettere, allargamento delle zone di recapito, introduzione del cosiddetto modello a giorni alterni, e straordinari lasciati al volontariato, il risultato sono "disservizi quotidiani e la corrispondenza che spesso non viene consegnata per una, due settimane". Stefano Ancona, sindacalista del Cobas Poste, punta il dito contro "la fine del servizio universale di recapito a Monza e in Brianza". Al di là dei ragionamenti politici, fa parlare i numeri.

Fino al febbraio del 2018, ovvero prima della riorganizzazione del lavoro, in provincia c’erano 300 postini per altrettante zone di recapito: in un’area geografica con oltre 870mila abitanti, 1.228.000 abitazioni, 366mila numeri civici, 114mila attività commerciali e 39mila uffici, ogni portalettere aveva un carico medio di 2.909 cittadini, 4.093 case in 1.220 indirizzi, 380 attività commerciali e 130 uffici. Con una percorrenza media di 54 chilometri al giorno. Ma "i problemi sono esplosi quando l’amministratore delegato del Gruppo Poste Italiane, Matteo Del Fante, ha deciso di introdurre la doppia titolarità di zona, sopprimendo 131 zone su 300 - denuncia Ancona -. L’assegnazione al portalettere di due zone di recapito dimezza quindi a 85 l’esigenza di postini".

Significa che il carico quotidiano medio per singolo postino sale a 10.267 abitanti, 14.447 abitazioni, 4.305 numeri civici, 1.341 attività commerciali, 458 uffici, e una percorrenza di 192 chilometri. Mentre è rimasto invariato il numero (7) della Linea Mercato, cioè il personale che si occupa di zone territoriali con particolare concentrazioni di grandi aziende e utenti importanti e remunerativi (compresi uffici pubblici e privati).

A (parziale) compensazione dei tagli, però, è stata introdotta la Linea Business, che si occupa delle raccomandate, degli oggetti a firma e dei prodotti veloci, coprendo le zone “ferme” e l’eccedenza della linea di base, dove i postini si muovono entro una logica di flessibilità territoriale molto ampia: a questo specifico servizio, in provincia di Monza sono state destinate 86 persone con delega al recapito, da lunedì a sabato. Tuttavia, in caso di assenza del destinatario, "l’avviso di giacenza lasciato in cassetta è vero che pubblicizza il numero verde 803160 cui telefonare per concordare un giorno per il secondo tentativo di consegna, ma nello stesso tempo è indicato che per il secondo recapito è escluso il sabato", sottolinea Ancona.

A conti fatti, nell’ultimo anno "se aggiungiamo la soppressione dei 15 addetti ai Servizi Innovativi, in Brianza sono stati dichiarati 144 esuberi, con evidenti effetti collaterali sulla qualità del servizio offerto". A metà gennaio, però, "per porre rimedio ai problemi e alle polemiche, Poste Italiane e la maggior parte delle sigle sindacali – continua Ancona - hanno concordato di dotare la rete di ulteriori 17 linee, senza peraltro alcun riscontro positivo".

Così, "non volendo ammettere il fallimento e l’irresponsabilità dell’assegnazione al portalettere di due zone di recapito e della consegna a giorni alterni - critica il sindacalista -, chi ha appoggiato le scelte aziendali dà la colpa al Decreto Dignità perché limita a soli dodici mesi la durata dei contratti a tempo determinato (anziché a 36, come era prima con il Jobs Act): oltre l’anno di contratto, l’azienda dovrebbe mettere nero su bianco una causale e spiegare, quindi, il motivo del lavoro precario". Ma così facendo, non c’è abbastanza tempo per la formazione, "come a dire che la colpa dei disservizi andrebbe addebitata ai poveri precari", l’amarezza del sindacalista. Che, comunque, sottolinea come «questa posizione a favore del precariato permanente sia in contraddizione con la presenza, in provincia di Monza, di 144 esuberi che, a rigor di logica, avrebbero dovuto creare una sacca da cui attingere per evitare le continue assunzioni di personale precario». E allora «se si vuole provare a restituire ai cittadini un servizio più efficiente e puntuale – auspica Ancona – è necessario uscire dal recapito a giorni alterni, ripristinare il servizio quotidiano (sabato compreso) di consegna della corrispondenza e riaprire i duemila uffici postali soppressi negli ultimi 10 anni».