Morte del boyscout, la perizia

L’auto che investì Matteo Trenti a Monza era di poco sopra il limite di velocità

L'incidente mortale

L'incidente mortale

Monza, 18 luglio 2015 - Viaggiava a una velocità di una decina di chilometri orari superiore a quella consentita. Questo l’unico risultato che sarebbe emerso dalla perizia cinematica eseguita per fare luce sull’investimento di Matteo Trenti, il sedicenne monzese travolto la sera del 31 marzo scorso in bici da un’auto e ucciso in via Azzone Visconti mentre tornava a casa da una riunione dei boyscout.

La consulenza è stata depositata dall’ingegnere nominato dal pm della Procura di Monza Flaminio Forieri, titolare dell’inchiesta sul tragico incidente costato la vita al sedicenne, a cui il magistrato aveva chiesto di fare luce sulle cause e sulle modalità con cui si è verificato il sinistro mortale.

La perizia non ha portato alla luce alcun elemento eclatante sulle modalità di guida del ventiseienne che conduceva l’utilitaria, dopo che già gli esami tossicologici eseguiti sull’automobilista hanno escluso che il giovane quella sera avesse fatto uso di droghe o alcol. Una velocità superiore a quella di 50 chilometri orari consentita in città, ma neanche di proporzioni esagerate. Tanto però è bastato perché Matteo Trenti venisse sbalzato nel senso opposto di marcia per oltre dieci metri dopo avere urtato il cofano della vettura e mandato in frantumi il parabrezza prima di ricadere violentemente sull’asfalto. D’altro canto, la perizia non ha evidenziato neanche alcun comportamento contrario alle normative stradali o alla prassi di guida sulle due ruote a carico della giovanissima vittima.

Alla consulenza cinematica hanno partecipato, oltre al perito nominato dal pm, anche consulenti nominati dalla difesa dell’automobilista e dai familiari del ragazzo, che hanno intenzione di costituirsi parti civili nel procedimento penale per omicidio colposo.

Ora il pm, probabilmente dopo la pausa estiva degli uffici giudiziari, chiuderà le indagini per poi chiedere il rinvio a giudizio dell’automobilista ventiseienne.

Il giovane si era fermato dopo l’investimento chiamando i soccorsi. I soccorritori inviati dal 118 hanno subito eseguito le manovre di rianimazione del boyscout, poi trasportato in fin di vita all’ospedale San Gerardo, dove il giorno seguente i medici hanno dichiarato la morte cerebrale e i genitori hanno acconsentito all’espianto degli organi.

A scoprire in diretta dell’investimento è stata la mamma del sedicenne che, allarmata per non averlo ancora visto rientrare, è uscita a cercarlo ma ha subito trovato la Polizia locale che stava eseguendo i rilievi sulla bicicletta scaraventata a terra dall’utilitaria.