Padre e figlio inventano il Qr code a prova di truffa

Bovisio, la Lab-go Srl è una startup specializzata anche nella sicurezza informatica: ha ideato un codice a colori che renderebbe impossibile la contraffazione

Ivan Brignani con il figlio Mirko: è loro l’idea di un Qr code a colori

Ivan Brignani con il figlio Mirko: è loro l’idea di un Qr code a colori

Bovisio Masciago (Monza Brianza) - Esibire sui social la soddisfazione di avere il Green pass è davvero una pessima idea. Il Qr code del “passaporto verde” contiene infatti una miniera di dati personali invisibili a occhio nudo ma leggibili da persone esperte, soprattutto nel campo della contraffazione e della truffa. Il quadratino composto da moduli neri disposti all’interno di uno schema bianco di forma quadrata memorizza informazioni destinate a essere lette tramite uno smartphone. L’idea per far sì che nessuno possa rubare le informazioni, arriva dalla Lab-go Srl, una start up innovativa di Bovisio Masciago che ha realizzato un sistema anticontraffazione che utilizza la tecnologia del Qr code ma con una variante cromatica. Se dal momento della sua invenzione nel 1994 il bar code bidimensionale in bianco e nero non è mai stato rinnovato, la Lab-go (Label Governance), formata da 5 soci cofondatori, ha pensato di evolverlo a un livello superiore, creando una etichetta con un Qr code a colori “nascosti”.

A spiegarlo è Ivan Brignani, presidente della società: "Il concetto di utilizzo del Qr code è quello di inserire al suo interno un codice univoco e un indirizzo web che permetta agli smatphone inquadrandolo con fotocamera o con app dedicata di accedere direttamente al sito prestabilito senza digitarne il testo. Lab-go ha pensato di inserire oltre al codice univoco anche una variante cromatica; ogni Qr lab-go contiene al suo interno il codice univoco e anche un codice cromatico randomico". Ciò significa che il Qr code lab-go è diverso dagli altri non solo per il codice univoco ma per i colori che continuano a cambiare sia di tonalità sia di posizione. "Così facendo - continua Brignani in società con il figlio Mirko che si occupa di sicurezza informatica - è praticamente impossibile replicarlo". Il primo ambito di applicazione potrebbe essere quello di utilizzare lab-go per il Green pass, la certificazione che dimostra di essere stati vaccinati o di essere guariti dall’infezione o ancora di essersi sottoposti a tampone con esito negativo. "L’utilizzo del Qr code a colori va nella direzione del voler dedicare mo lta più attenzione alla sicurezza. Infatti si potrebbe creare un mercato di green pass falsi, specialmente per il Qr code che così è piuttosto vulnerabile. Pur rispettando chi sta lavorando a un progetto così delicato e mastodontico, vorremmo sensibilizzare sul fatto che con un codice a colori sicuramente renderebbe più difficile la falsificazione del green pass, e trattandosi di un documento relativo alla salute ancora più delicato: bisogna creare sicurezza al massimo livello".