Bolletta del gas alle stelle Si lavora 2 giorni a settimana

Alla “Cromatura del Seveso” costa troppo tenere gli impianti sempre accesi. In cassa tutti i 10 operai. L’appello: "Paghiamo, ma il Governo ci aiuti"

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di Veronica Todaro

Nel giro di pochi mesi un’azienda storica e in salute è a un passo dall’abisso con 10 operai su 10 in cassa integrazione e a rischio di prossima chiusura a causa della crisi energetica. "Con una corda al collo" è l’immagine cruda scelta da Antonella Sterza, titolare assieme al marito della “Cromatura del Seveso“ di via delle Roveri, leader nel settore della cromatura e nichelatura dei metalli da più di quarant’anni.

"Sì, è come se avessimo una corda al collo che piano piano ci sta strangolando – conferma la titolare –. Il gas ci costa 9mila euro al mese al posto dei 2mila di prima e ora aspettiamo la nuova batosta che sarà peggio di quelle già arrivate, rischiamo che la bolletta del metano arrivi a 10mila euro al mese". Al momento la soluzione "è accumulare più lavoro possibile e accendere solo due o tre giorni alla settimana gli impianti".

Mancanza di materie prime che ha portato alla mancanza di lavoro e costi esorbitanti di energia elettrica e gas stanno portando l’azienda sull’orlo della chiusura. E dire che in piena pandemia da Covid-19 la ditta, attiva dal 1973, la cui principale attività è quella di "rendere lucidi e brillanti pezzi di ferro grezzi per vari usi, dal tubo della scopa ai tavolini", aveva addirittura dovuto aggiungere un secondo turno agli operai dalla mole di lavoro.

"In tempo Covid lavoravamo tantissimo con aziende che producono articoli sanitari, ora al contrario dobbiamo cercare di risparmiare per continuare a lavorare". E ancora: "C’è chi non paga le bollette, noi non lo possiamo fare non solo perché dovremmo interrompere la produzione, ma anche perché non è nei nostri principi sottrarsi ai pagamenti di quello che si deve. Però il Governo ci deve aiutare. Davvero spero che lo Stato faccia qualcosa, non siamo gli unici in difficoltà, ci sono aziende che sono messe anche peggio. La crisi ha avuto un doppio impatto: da una parte non abbiamo più lavoro perché le forniture sono diminuite, dall’altra non possiamo accendere l’impianto perché costa troppo. Il futuro è quella corda che potrebbe stringersi ancora di più. Se la politica non fa qualcosa, chiudiamo entro fine anno". A Bovisio dal 2015, prima la sede era a Cormano, l’azienda, che opera su una superficie di 1500 metri quadrati attrezzata con un impianto automatico a tre carri ponte controllato da un server centrale, è portata avanti dalla famiglia Oneta che ha sempre lavorato duramente e con successo per l’Italia e per i mercati esteri.

Tra i clienti negli anni grandi marchi storici, Peg-Perego, Gruppo Marcegaglia, Cam il mondo del bambino.