Biassono, vigile in divisa nazista: "Condannatelo"

Il comandante pubblica la foto con l’uniforme delle SS, la Procura chiede un anno oppure seimila euro di multa

Giorgio Piacentini con la divisa delle SS

Giorgio Piacentini con la divisa delle SS

Biassono (Monza Brianza), 21 febbraio 2020 - Un anno di reclusione oppure seimila euro di multa. È la richiesta di condanna presentata ieri dal pm della Procura di Monza Michele Trianni nel processo al Tribunale di Monza che vede il comandante della polizia locale biassonese Giorgio Piacentini imputato di apologia al fascismo.

La vicenda che lo riguarda risale all’Epifania del 2017, quando ha pubblicato su Facebook un post con la sua foto in divisa da militare nazista delle SS, con il contestato commento fatto a chi ironicamente gli aveva chiesto se quella che indossava fosse la nuova divisa di servizio: "Basterebbe una compagnia di questi per sistemare alcune cose, adesso propongo al sindaco di adottarla". «La mia immagine in divisa da militare delle SS l’ho postata su Facebook perché uno dei miei vigili mi aveva chiesto di fargli vedere una delle mie uniformi per le rievocazioni storiche e non mi sono accorto di averla messa come immagine del profilo pubblico, ma invece era sul profilo privato il commento, con cui mi riferivo alla grave situazione della polizia locale di Biassono che ho acquisito nel 2014 quando sono diventato comandante, con balletti sulla scrivania, agenti che non ascoltavano quello che dicevo e si rifiutavano di svolgere alcuni servizi per questioni sindacali. Intendevo dire che gli agenti erano poco consoni alla disciplina, mentre l’uniforme va rispettata ed è storicamente noto che i soldati tedeschi sono noti per la loro disciplina".

Una spiegazione che non ha convinto la Procura di Monza, che ne ha chiesto invece la condanna. "Il commento potrebbe essere considerato una battuta senza pericolo concreto - ha dichiarato nella sua requisitoria il pm Michele Trianni - ma perché sussista l’apologia al fascismo basta la divulgazione ed esaltazione in pubblico di manifestazioni legate al partito fascista. Se il saluto romano viene considerato in concreto idoneo all’apologia, a maggior ragione un capo della polizia locale che si veste da nazista è ancora più idoneo. Per quanto riguarda invece il dolo, è chiaro che l’imputato fosse al corrente del significato di quello che faceva, visto che è un esperto di rievocazioni storiche. Non ho dubbi che Piacentini non sia un agitatore dell’estrema destra, che il suo intendimento fosse legato alla sua passione per la rievocazione storica e che la vicenda sia legata al fatto degli agenti che ballavano in mutande sulle scrivanie, però resta la percezione da parte di terzi sulla divisa indossata, che non è una divisa qualunque e quindi resta l’associazione indiscutibile con quelli che furono i princìpi delle leggi razziali". Il pm ha chiesto "il minimo della pena" per "la gravità dell’accusa trattandosi di un comandante della polizia locale" ma anche "contemperata dall’intenzione che non era certo quella di ricostituire il partito nazista". La difesa di Giorgio Piacentini ha invece chiesto l’assoluzione dell’imputato. «Manca la concreta condotta di propaganda verso un vasto pubblico con lo scopo di istigare - ha sostenuto l’avvocato Carlo Alberto Pirro - L’imputato ha ammesso di essere stato superficiale, ma rischia di vedersi rovinare la vita per la leggerezza di un gesto innocuo". La sentenza l’1 aprile.