di Marco Galvani Il pubblico di Monza? Può aspettarsi innanzitutto "sollievo". Perché "oggi una persona che va a teatro fa parte di un manipolo di valorosi che superano tutte le diffidenze del caso, quella di stare uno accanto all’altro mascherati per due ore". Ma anche "divertimento con il retrogusto che Veronelli mi ha insegnato quando ho fatto il corso di sommelier con lui. Mi faceva assaggiare i vini e mi diceva ‘senti che dentro c’è la terra o la violetta’. In ogni vino c’era qualcosa. Ma devi assaggiarlo a piccoli sorsi, annusarlo". Ecco, nello spettacolo di Enrico Bertolino assapori il gusto della "non accettazione. Non la ribellione, che è qualcosa di violento, ma la reazione. Sul palco non ho paura a dire come la penso, e se il pubblico non è d’accordo mi porto a casa le mie litanie, le mie critiche. Come quando parlo dell’Inter". Appunto, l’Inter: "Come la vedo? Intanto son contento che la vedo – la saggia ironia di Bertolino -. Comunque credo che non siamo ancora in grado di competere con una squadra come il Liverpool e forse sarebbe benefico uscire dignitosamente dalla Champions per concentrarsi sul campionato, perché questo varrebbe la seconda stella". Questa sera a guardare la partita, domani sul palco del teatro Manzoni con "In medio stat virus" e il suo sano ‘vizio’ di far sorridere e riflettere, "senza la pretesa di insegnare niente, ma di lanciare dei messaggi". Da qui la scelta dell’instant theatre, il contenitore ideato insieme a Luca Bottura e Massimo Navone che viene incontro a due esigenze: "quella del comico che perde la memoria per cui ha bisogno sempre di mettere cose nuove e non è mai contento di fare repliche, e quella di stare sul pezzo, in eterna competizione coi social". Eppure lui quando ha iniziato a fare cabaret "facevo ...
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