Morte Benedetto XVI, il biografo e amico Elio Guerriero: "Emanava luce ma ha sofferto"

Intervista al teologo e filosofo brianzolo che ha collaborato col papa emerito Joseph Ratzinger

Monza, 2 gennaio 2023 - "Negli ultimi tempi diceva sempre, quando vedeva l’affanno dei medici: "Bisogna pur lasciare al Buon Dio il modo di chiamarmi a sé’". Lo conosceva e frequentava dal 1985, di lui aveva scritto una biografia (“Servitore di Dio e dell’umanità”, con prefazione dello stesso Joseph Ratzinger) e da sabato ha perso quello che "era diventato amico e poi padre affettuoso". Elio Guerriero, teologo e filosofo, ricorda il Papa Emerito Benedetto XVI. "Era sofferente nel corpo e nello spirito per alcune dicerie arrivate dal suo Paese che lo avevano fatto soffrire molto, ma resta l’eredità del suo magistero".

Che ricordo ne conserva?

"Leale, gentile, onesto nel pensiero. Come Giovanni Battista, non era una canna piegata dal vento ma un testimone. Ci siamo visti parecchie volte in questi anni. Al monastero Mater Ecclesiae, dopo il 2013, lo avevo trovato sereno e fiducioso. Mi aveva detto: “Ho i miei libri compagni fedeli e se mi affaccio alla finestra vedo il Cupolone e mi sento subito in sintonia con la Chiesa e con l’umanità“".

Poi le condizioni di salute erano peggiorate.

"Aveva detto: ‘Non mi aspettavo di vivere così a lungo’. La vera sofferenza era arrivata dal suo Paese: aveva scritto del dialogo fra Ebrei e Cristiani ma era stato mal interpretato, uno stravolgimento di cui aveva molto patito, mi aveva chiesto di aiutarlo a far conoscere il suo vero pensiero, e dopo un articolo in cui avevo tradotto le sue parole, ero stato chiamato anche dal Rabbino Capo di Roma con cui c’era stato uno scambio epistolare e avevo poi curato un libro di Benedetto XVI (“Ebrei e cristiani”, ed. San Paolo), pubblicando anche uno scritto del Capo della Sinagoga di Vienna in cui entrambi i Rabbini prendevano le sue difese".

E il secondo attacco?

"Sulla pedofilia. Quando era arcivescovo di Monaco alla fine degli anni Settanta aveva accolto un prete che si era macchiato di pedofilia perché si potesse sottoporre a una cura con uno psicologo, quando gli venne rinfacciato, all’età di 95 anni, ne fu molto ferito. Proprio lui che per primo, da cardinale, aveva preso provvedimenti molto severi nei confronti di questa piaga e disse: “quanta sporcizia c’è anche nella Chiesa”".

Passerà alla storia per la sua decisione di abdicare?

"Gli ultimi anni di Giovanni Paolo II, assistendo alle manovre curiali e al carrierismo in Vaticano, erano stati di grande ammaestramento. Diceva: ‘‘Ora i medici ti danno una pillola per prolungare la tua vita, ma sei ancora tu?’’ È stata una decisione di grande innovazione".

Amato ma anche criticato a casa sua, Nemo Propheta in Patria?

"Soprattutto una Cassandra che vedeva lontano, aveva la visione di un’Europa che non può essere solo una questione economica ma anche identitaria. Un papa ecologista che denunciava un Mondo cieco".

Le sue parole a Ratisbona fecero scalpore.

"Aveva denunciato il problema delle violenza nel mondo delle religioni, tutte, a cominciare dal Cristianesimo".

L’ultima volta in cui lo ha visto?

"Preferisco parlare della penultima. Era il 28 giugno del 2021, ero andato a trovarlo alla vigilia del suo 70esimo di sacerdozio e quel giorno lo avevo trovato felice, c’era il Coro dei “passerotti del Duomo di Ratisbona” a cantare ed emanava luce in un’atmosfera di gioia e sacralità".