Arcore, barista incatenata per protesta: "Di questo passo saremo rovinati"

La titolare Lorena Leoni teme per il futuro del Caffettino e delle sue dipendenti

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"Non voglio lasciare a casa le mie dipendenti. Sono come delle figlie per me. Piuttosto ci dividiamo il poco che guadagniamo". Lorena Leoni, la titolare del Bar Caffettino, da giorni combatte la sua personale battaglia contro le norme anticovid che hanno richiuso i locali. Lei è le sue ragazze si sono incatenate il giorno prima che il premier Giuseppe Conte firmasse l’ultimo Dpcm, ora hanno tappezzato il locale di messaggi di protesta. L’altra sera sono state intervistate da Mario Giordano su Rete 4. "Non sono una negazionista. So bene che il Coronavirus esiste e quanto è pericoloso", racconta la barista. "Non posso però tacere sul fatto che di questo passo finiremo rovinati. Chiudere alle 18 e fare solo asporto non mi permette neppure di coprire i costi vivi. Solo di affitto pago 1000 euro al mese. I 300 caffè al giorno si sono ridotti a 100. Niente aperitivi, niente cappuccini e brioche al mattino, anche se qualche cliente che ci vuole bene continua a consumare la colazione in macchina. Ma quanto dureremo in questo modo?". Qualche aiuto è arrivato dal governo: "600 euro ad aprile e maggio, 1000 a giugno. Con il nuovo decreto ristori ci daranno qualcosa in più. Servirà giusto per pagare affitto e luce di questa piccola attività che dà da mangiare a me e alle mie 2 dipendenti che aspettano da luglio l’indennità di cassa integrazione. In più c’è un ragazzo di 16 anni che fa lo stage. Lo assumerei volentieri se fossimo in tempi normali".

Lei, sposata, 4 figli, è convinta che potrebbe lavorare in sicurezza "sfido chiunque a dire che nel mio bar ci si può contagiare". Non chiede aiuti "ma solo di poter fare un lavoro che mi piace. Ho aperto il bar 5 anni fa con tanti sacrifici. Farò di tutto per resistere. Non vogliamo morire di confinamento".

Antonio Caccamo