Monza, quel bambino finito in un frigorifero cinquant'anni fa

Una storia dell'orrore accaduta a Monza nel 1965, le ricerche inutile, l'angoscia, la morte

La chiesa di San Rocco

La chiesa di San Rocco

Monza, 18 marzo 2018 - Una tragedia accaduta tanto tempo fa, e ormai dimenticata. Una storia quasi dell’orrore, con tutti gli ingredienti per mozzare il fiato: un oggetto inanimato, un elettrodomestico abbandonato e quasi uscito dalla memoria; un bambino piccolo, di appena sei anni, con tutta la curiosità e l’incoscienza che a quell’età possono essere sempre in agguato. Come un mostro pronto a morderti in qualsiasi momento, a trascinarti nel suo terribile destino. Uno dei poliziotti che all’epoca si occuparono di questa triste vicenda, anni fa, quando ormai era in pensione, un giorno ne fece cenno al sottoscritto ma non volle approfondire troppo. Troppo il dolore, troppo lo sconcerto per una storia che sarebbe potuta finire in un’altra maniera. Abbiamo deciso di ricostruirla e raccontarla dopo tanto tempo, forse perché sia di monito, di certo per restituire dignità alla sua piccola vittima dimenticata. Anche se abbiamo preferito non fornire troppi dettagli che potessero renderla riconoscibile. Per lasciarla riposare in pace.

VIAGGIO NELL'ORRORE

Chissà se a Monza qualcuno ancora se lo ricorda. Forse al quartiere San Rocco, dove quasi cinquantatré anni fa si consumò questa tragedia. Anno 1965. Nove maggio. Domenica pomeriggio. In una casa di cortile del quartiere vive un bambino di sei anni, Roberto, del quale a distanza di tanto tempo non vogliamo rammentare di più, a cominciare dal cognome. Quel giorno Robertino scende a giocare da solo, non è tanto inusuale a quei tempi in cui forse si aveva più fiducia nel mondo: di solito trova compagnia in una bambina della stessa età che abita proprio in quel caseggiato ma quella domenica la piccola non c’è e dunque Roberto resta da solo. Mamma e papà si fidano e poi hanno da badare alla sorellina di pochi mesi.

Roberto allora gironzola, forse un po’ annoiato, poi si allontana di duecento metri circa per andare a dare un’occhiata ai baracconi che ospitano le giostre e sono abitualmente installati proprio vicino a casa. Tira tardi, il piccolo. Rientra in casa a un certo punto, ma dopo un po’ decide di uscire di nuovo. Intorno alle 19 un vicino di casa lo vede ai baracconi, attorno all’autoscontro, e lo invita a tornare casa: comincia a imbrunire e mamma e papa lo stanno cercando, gli dice. Roberto forse si preoccupa, non si era accorto fosse così tardi. O forse no, forse ha gia in mente un ultimo gioco, un’ultima marachella.

Nel cortile c’è da un paio di mesi un grosso frigorifero abbandonato. Lo ha lasciato lì un vicino quando ne ha acquistato uno nuovo e più grande. assicura che lo farà portare via il prima possibile, ma intanto i mesi sono passati, fra un contrattempo e l’altro. E il frigorifero, modello da 60 litri, marca Saer, imponente agli occhi di Robertino, esercita probabilmente un certo fascino. Chissà che avventure ci si possono vivere, immagina. Chissà che bel rifugio per i giochi con gli amichetti di scuola o per evitare i rimbrotti che di sicuro gli arriveranno appena rientrato a casa così tardi...

E allora, come in un brutto romanzo dell’orrore, Roberto prende l’infausta decisione di aprire quel grosso frigorifero e di entrarci. Non ne uscità più. I genitori, i parenti e i vicini lo cercano disperati per ore pensando a un rapimento o una disgrazia. Ci sarà anche chi andrà a ripercorrere il vicino corso del canale Villoresi pensando possa esserci cascato dentro. Finché un altro vicino di casa non si fa all’improvviso folgorare - quasi un presentimento - dall’idea di provare ad aprire quel vecchio frigorifero. Roberto è chiuso lì dentro, rannicchiato, morto per asfissia: quando ci era entrato, la molla del vecchio elettrodomestico era scattata e si era richiusa alle sue spalle imprigionandolo. Inutili le sue urla e i suoi pianti terrorizzati, inutili le sue scarse forze di bambino di sei anni. Dopo l’inchiesta aperta dalla polizia, e per la quale era intervenuta persino la Squadra Omicidi da Milano, agli inquirenti non resterà altro che concludere che si è trattato soltanto di un terribile, tragico incidente.