Monza, rapine e pestaggi: pugno duro sulla banda del centro

Chiesti fino a 16 anni per sette giovanissimi della gang incubo dei coetanei

Uno dei pestaggi del gruppo ripresi dalle telecamere

Uno dei pestaggi del gruppo ripresi dalle telecamere

Monza, 12 ottobre 2019 - Sette richieste d i condanna fino a 16 anni di reclusione per la baby gang che combatteva la noia con le rapine e i pestaggi, trasformando in realtà i gesti violenti del videogioco “Grand theft auto”. Le ha presentate ieri il pm della Procura di Monza Carlo Cinque al processo con il rito abbreviato davanti alla giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Monza Pierangela Renda nell’inchiesta sulla cosiddetta “compagnia del centro”, che da mesi imperversava nelle piazze centrali della città di Monza mettendo in pratica nei confronti di malcapitati coetanei il motto «rubi, spari, picchi» da gangster metropolitano con cui passavano le ore con il joystick tra le mani davanti ad uno schermo. 

Comportamenti talmente gravi da essere paragonati a quelli che derivano da "una mentalità mafiosa" per il pm, che ha chiesto di infliggere 16 anni di reclusione al monzese C.A., 21 anni e rispettivamente 10 anni e 9 anni e 4 mesi a due sudamericani, un peruviano e un dominicano, tutti ancora detenuti in carcere dagli arresti dello scorso aprile. Perché sono accusati, oltre che di concorso in rapina e lesioni, anche di tentato omicidio, commesso il 15 gennaio scorso ai danni di un ragazzo filippino, pestato a sangue davanti ad un venditore di kebab nei pressi della stazione ferrovaria monzese. Il pm ha poi chiesto la condanna a 6 anni complessivi per un 18enne di Monza e un 19enne di Limbiate già condannati con il rito abbreviato a 2 anni e 3 mesi di reclusione con la pena sospesa ciascuno, che diventeranno da scontare in carcere, però, se non accetteranno di dedicarsi per 300 giorni al volontariato.  I loro difensori stanno cercando un ente o un’associazione dove possano svolgere l’affidamento ai servizi socialmente utili. Per le successive imputazioni i due condannati hanno cercato di patteggiare la pena in continuazione con la condanna già avuta, per non sforare il limite massimo di 4 anni, oltrepassato il quale si aprono per forza le porte del carcere e addio volontariato. Ma non sono riusciti a concordare una pena ritenuta congrua con il magistrato titolare delle indagini della polizia di Stato di Monza e quindi ora tutto è nelle mani della giudice che deve decidere in merito al processo con il rito abbreviato.

Infine il pm ha chiesto la condanna a 4 anni e 4 mesi per un altro italiano di 19 anni residente a Sovico e quella a 1 anno per uno dei due fratelli gemelli di origine bulgara domiciliati a Muggiò i cui nomi si sono aggiunti dopo gli arresti e che sono invece imputati in stato di libertà. Loro sono accusati soltanto di concorso in lesioni personali.  Uno dei due fratelli sarà processato successivamente perché attualmente è tornato in Bulgaria. I difensori degli imputati hanno chiesto alla giudice l’assoluzione o quantomeno una sanzione penale meno pesante di quella chiesta dalla pubblica accusa. "Ma quale mentalità mafiosa - sostiene l’avvocato Marco Martini, difensore dei giovani imputati anche di tentato omicidio - Si tratta di ragazzi con cui la vita è già iniziata in salita nonostante la giovane età, perché appartenenti a famiglie, sia di origine straniera che italiana, costrette ad affrontare difficoltà di inserimento sociale ed economico. Il ragazzo per cui è stata chiesta la condanna a 16 anni, poi, si vede nei video che allontana i bambini presenti per non rischiare che assistano o restino coinvolti nei fatti contestat"». Il 22 ottobre la sentenza della giudice.