Brugherio, quella baby gang che oltre un secolo fa terrorizzava la città

Dopo un'aggressione a un anziano ferito a colpi di rasodio per rapina vennero arrestati due ragazzi di 18 anni

I colpevoli vennero arrestati all'epoca dai carabinieri

I colpevoli vennero arrestati all'epoca dai carabinieri

Brugherio (Monza Brianza), 22 aprile 2018 - Fine del mese di novembre, 1913. La cronaca di Brugherio è sconvolta da una notizia destinata a suscitare clamore e dibattiti fra la gente e sui giornali locali. Una domenica sera un certo Pietro Sangalli, mentre rincasa intorno alle 20.30 alla cascina San Paolino, appena oltrepassato il bivio che conduce al cimitero, viene affrontato da due loschi figuri, che lo afferrano per la giacca e gli intimano di consegnare loro il denaro che teneva in tasca. Un’aggressione che fa paura, visto anche l’orario - la luce è ormai scomparsa da ore - e il luogo in cui i criminali decidono di agire, vicino a un camposanto. Insomma, ci sarebbe da tremare e ubbidire ai rapinatori senza nemmeno pensarci sopra un attimo, eppure Pietro Sangalli, a dispetto di un’età non più verde, tenta di reagire. È ancora un uomo forte e coraggioso, scrivono le cronache, che pure non riportano l’età dell’anziano, e sferra un pugno poderoso all’indirizzo dei suoi aggressori, colpendone uno.

Non l'avesse mai fatto: la loro reazione è violentissima. I balordi non solo sono più giovani, e anche parecchio, ma sono soprattutto in superiorità numerica, dato che sono in due, e soprattutto sono armati. Di rasoio. E infatti saltano addosso alla loro vittima menando colpi feroci con la lama e ferendolo gravemente in diverse parti del collo. E non lo mollano fino a quando le urla di alcuni residenti della zona non riescono a metterli in fuga. La vittima perde sangue copiosamente e viene subito soccorsa. Portata in ospedale in fin di vita, ha il tempo di raccontare ai medici quanto accaduto, rammaricandosi però di non essere riuscito a riconoscere i suoi aggressori. Per la gravità delle ferite verrà trasferito l’indomani all’Ospedale Maggiore di Milano, e per fortuna la scamperà. Iniziano le indagini e i carabinieri, che conoscono a menadito il territorio, chi ci vive o lo frequenta, riescono abbastanza rapidamente ad arrivare a mettere le mani sui due spietati banditi: si chiamano tutti e due Pietro (a distanza di tanto tempo non ne riportiamo il cognome) e sono entrambi residenti proprio a Brugherio. Interrogati e messi alle strette, finiranno per confessare, mentre gli inquirenti non riescono invece a individuare un terzo soggetto che probabilmente si trovava con loro. L’episodio impressiona fortemente la gente di Brugherio (e di Monza), anche per la giovanissima età dei due aggressori: appena 18 anni.

Tanto più che nella memoria di tutti c’è una precedente aggressione avvenuta appena un mese prima sulla strada per Baraggia da parte di una combriccola di farabutti che sembra che da qualche tempo spadroneggi in paese commettendo furti e aggressioni a scopo di rapina. Sono gli stessi? Non se ne trovano prove. L’eco della cronaca sembra sopirsi nei mesi successivi: l’anziano aggredito guarisce piano piano dalle ferite e la bettola dove pare si riunissero parecchi dei giovinastri che avevano messo a ferro e fuoco il paese viene sottoposta a controlli sempre più pressanti e stringenti che di fatto scoraggiano i suoi frequentatori dal commettere altre imprese criminali. Intanto, i due tipacci restano in carcere in attesa del processo. La sentenza arriva il 20 maggio del 1914: la Corte di Assise di Milano, dopo un processo a porte chiuse, condanna i due ragazzi a nove anni e due mesi di reclusione ciascuno.