Baby gang in Brianza, i ragazzini terribili volevano fare anche estorsioni

L’episodio in un fast food. Dalle Torri Bianche sceglievano le loro vittime fra13-16enni come loro

Una baby gang

Una baby gang

Monza, 24 luglio 2019 - «Per lavorare devi pagare il pizzo». Una frase inquietante, da far tremare le vene e i polsi. Roba da mafia, roba da criminalità organizzata. Solo che a pronunciarla è un ragazzino di 16 anni. E la sua vittima, il responsabile di un fast food, un McDonald’s. Suggestioni televisive, dalla fiction Gomorra più che da autentici percorsi di mafia o camorra in realtà, ma quattro ragazzini terribili ballzati ieri agli onori delle cronache pescavano (anche) da lì.

Ieri mattina sono andati a prenderli i carabinieri della Compagnia di Vimercate, guidati dal capitano Antonio Stanizzi (e dal tenente colonnello Simone Pacioni, al comando del Comando provinciale di Monza), che dopo mesi di indagini hanno messo le mani su una baby gang che terrorizzava altri ragazzini come loro. Nel giro di cinque mesi, dallo scorso gennaio a maggio, gli investigatori, coordinati dalla Procura presso il Tribunale dei Minorenni di Milano, hanno ricostruito almeno 12 rapine aggravate commesse da loro, oltre a una soltanto tentata. Il reato di tentata estorsione non è stato nemmeno contestato, invece, tanto deve essere parso di entità tenue e improbabile. Eppure l’episodio aiuta parecchio a ricostruire lo spaccato di una gioventù bruciata che agitava Vimercate e dintorni. Una gang di cui acevano parte tre italiani e un egiziano, dai 13 ai 16 anni. Il più piccolo, imputabile per legge soltanto per i reati commessi da quando ne ha compiuti 14. Sono stati tutti oggetto di ordinanza di custodia cautelare in carcere: li hanno portati al minorile Beccaria di Milano. Per il momento, in realtà, uno di loro risulta ancora irreperibile. Sarebbe un italiano, ma di origine nordafricana, che non si è fatto trovare a casa quando i carabinieri sono arrivati a prenderlo.

La loro tattica era sempre la stessa: i quattro si trovavano in un centro commerciale, le “Torri Bianche” di Vimercate per lo più, quindi sceglievano le loro vittime, ragazzini terrorizzati. Le accerchiavano, le picchiavano a calci e pugni (ci sono dei video abbastanza espliciti in mano ai carabinieri) sfoderando coltelli. In questa maniera, si impadronivano dei loro averi: telefoni cellulari e contanti. Anche piccole cifre. Anche soltanto un euro.

I minorenni arrestati hanno alle spalle contesti familiari problematici: con genitori poco presenti, a volte separati, a volte gravati da precedenti penali. Gli stessi ragazzini terribili non facevano nulla nella vita di tutti i giorni: percorsi scolastici discontinui e sporadici, qualcuno si era limitato a fare le medie, qualcun altro era iscritto alle superiori ma non ci andava quasi mai. La gang era molto attiva sui social, però, come dimostrato dai loro profili Facebook o Instagram, sui quali amavano ritrarsi in atteggiamenti aggressivi, impugnando pistole e indossando passamontagna. Uno dei minorenni aveva addirittura postato un video per intimorire le vittime, minacciando ritorsioni qualora avessero osato presentare denuncia ai carabinieri.

Le indagini erano partite il 23 febbraio scorso, dopo una tentata rapina aggravata commessa proprio alla Torri Bianche. Lo scorso 23 marzo l’episodio più violento, con un coetaneo che era stato preso a pugni e calci sotto l’occhio delle telecamere sempre delle Torri Bianche. Nel corso delle indagini, sono stati scoperti episodi criminosi avvenuti anche ad Arcore e Concorezzo, per ricostruire i quali è stata fondamentale la collaborazione dei carabinieri delle rispettive stazioni. Nelle case perquisite dai carabinieri non sono state trovate pistole, ma coltellacci e tirapugni.