Avvocati “decimati” dalla giustizia

La vicepresidente dell’Ordine Malberti: "Due terzi di iscritti in meno, falle del sistema e crisi penalizzano la professione"

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di Stefania Totaro

Nell’ultimo triennio quasi due terzi in meno le iscrizioni all’Ordine degli avvocati di Monza. Stabili invece le cancellazioni volontarie dall’Albo (in maggioranza donne) e quelle dal Registro dei praticanti, che sono pari ai nuovi accessi. E’ diventato difficile fare l’avvocato negli ultimi anni in Brianza, soprattutto per le quote rosa e per i giovani. A spiegare le ragioni di questa emorragia è la vicepresidente dell’Ordine degli avvocati di Monza Enrica Michela Malberti. "I dati statistici confermano un lento ma costante decremento delle iscrizioni. Sintomo di una recessione della società e del mercato. In un Ordine, come quello di Monza, che conta 1950 iscritti, di cui 1111 donne, la parabola di tale “impoverimento“ parte da un numero di nuove iscrizioni nel triennio 20102012 pari a circa 100 unità ogni anno, per terminare nell’ultimo triennio con il deposito, in media, di 3540 domande all’anno".

Difficile anche continuare a fare l’avvocato. "Il perdurare dell’attuale emergenza pandemica - prosegue la vicepresidente Malberti - ha sicuramente funzionato da reagente nei confronti delle problematiche presenti da tempo nella professione, acuendo la stagnazione di un mercato, già connotato da una significativa contrazione economica e disvelando le falle del sistema giustizia che, per certo, non hanno favorito la sopravvivenza degli studi professionali, neppure in un territorio particolarmente produttivo, come quello brianzolo". Nonostante questo, "il raffronto delle statistiche relative alle cancellazioni degli iscritti, a partire addirittura dal 2010, attesta per ora, a differenza di quanto accade in altri Ordini, una tenuta della professione, anche di fronte alle difficoltà di questo periodo e di questo Tribunale. La media di 20 cancellazioni volontarie all’anno (per la maggior parte donne), in relazione all’Albo Avvocati, ci induce a ritenere che via sia stato un contenimento della temuta e prospettata diaspora in favore di differenti collocazioni lavorative, connotate da una maggiore sicurezza economica, come il pubblico impiego".

Come hanno fatto due avvocate passate a ruolo direttivo al Tribunale di Monza. Secondo Enrica Michela Malberti "più che un’emorragia di iscritti all’Albo, c’è un’allarmante contrazione degli accessi. Una visione che risulta confermata anche dal numero di cancellazioni dal Registro dei praticanti che si attesta negli anni costantemente sulla trentina nel corso di ogni anno. Numero fisiologico in passato se raffrontato alle iscrizioni (80100), che nell’attualità si mostra però nella sua sintomaticità, laddove risulta pari ai nuovi accessi. Appare, altrettanto, significativa l’alta domanda riscontrata all’interno del Foro in relazione alla volontà di svolgimento del tirocinio presso l’Ufficio giudiziario, ritenuto spesso prodromico ai concorsi per la Magistratura ed oggi preferenziale sempre in relazione al Concorso per l’Ufficio del Processo. Strizzando, quindi, l’occhio ad un impiego pubblico, sebbene di alto profilo e non facile accesso".

Per la vicepresidente delle toghe brianzole "sicuramente la professione forense necessita ormai di improrogabili riforme che possano renderla competitiva e duttile rispetto ai repentini cambiamenti di un mercato, ormai in continua evoluzione. Credo che per l’Avvocatura, soprattutto monzese, il nocciolo della questione, ed il vero vulnus, sia l’apertura della fase post pandemica che, sinceramente, non credo sia iniziata, né possa iniziare per la Giustizia a Monza".