Varedo, crac autosalone Antonini: uno dei fratelli ai domiciliari

Accusa di bancarotta fraudolenta

LA PROTESTA Il comitato dei  clienti davanti all’autosalone

LA PROTESTA Il comitato dei clienti davanti all’autosalone

Varedo (Monza Brianza), 3 maggio 2019 - Mauro Antonini ottiene gli arresti domiciliari. È stato scarcerato uno dei due fratelli eredi dello storico commerciante multimarche di auto, arrestati il 17 gennaio scorso in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare per bancarotta fraudolenta chiesta dal pm della Procura di Monza Vincenzo Fiorillo, firmata dal giudice per le indagini preliminari Silvia Pansini ed eseguita dalla Guardia di Finanza.

Mauro Antonini ha ottenuto gli arresti domiciliari dopo un interrogatorio reso davanti agli inquirenti. Resta ancora al momento invece dietro le sbarre l’altro fratello, Giuseppe, mentre con loro è indagato anche l’amministratore legale dell’autosalone giancarlo capoccia, che ha già ottenuto l’obbligo di firma al posto dei domiciliari.

Le indagini delle Fiamme gialle della Compagnia di Seveso sono iniziate alla fine del 2017 a seguito del fallimento della “World car srl”, che era nata sulle ceneri della storica società “Autosalone Antonini”. Secondo l’accusa, i due fratelli amministratori di fatto della concessionaria di auto plurimarca in via Genova, con il beneplacito dell’amministratore di diritto, hanno trasferito l’intera azienda (avviamento, dipendenti, beni strumentali e immobili) a favore di una nuova società costituita per gestire l’autosalone, la “A2 car srl”, in cui sono confluite somme di denaro pari a circa 1 milione.

Giuseppe e Mauro Antonini sono inoltre accusati di essersi intascati altri 400 mila euro circa, facendoli confluire dai conti correnti societari a propri conti correnti personali, giustificando i passaggi come pagamenti per attività di consulenza ritenute inesistenti. Gli arrestati al momento non sono invece accusati anche per le denunce sporte dai clienti dell’autosalone, che si sono rivolti anche alla ribalta di “Striscia la Notizia” per riavere i soldi spesi per vetture mai consegnate e continuano a protestare con ripetute manifestazioni per mantenere alta l’attenzione sulla vicenda.

Per l'ipotesi di reato di truffa le indagini della Procura sono infatti ancora in corso perché superano il centinaio le denunce presentate dai clienti che la Procura deve analizzare una a una.

Non è escluso che l’accusa di truffa possa trasformarsi in quella di insolvenza fraudolenta, un reato che prevede pene più lievi e ipotizza che, dissimulando il proprio stato d’insolvenza, si contragga un’obbligazione col proposito di non adempierla, mentre la truffa prevede l’uso di “artifizi e raggiri” per procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto con altrui danno. Un’ipotesi che la Procura sta ancora valutando.