Monza, Luca Manzoni si racconta: "Io, archeologo della ruggine, salvo macchine"

L'incredibile passione di un ragazzo di 25 anni che in 7 anni girando per l'Italia ha scovato 2mila veicoli abbandonati

Luca Manzoni con uno dei suoi "gioielli"

Luca Manzoni con uno dei suoi "gioielli"

Monza, 19 agosto 2018 - “Sono un archeologo della ruggine” e scoppia a ridere, gli occhi che gli brillano, mentre per l’ennesima volta (con noi a fianco) si mette al volante di una bellissima Alfetta. Finire nelle mani di Luca Manzoni, apparentemente normalissimo ragazzo di 25 anni, somiglia a fare un salto nel tempo. Dove le lancette dell’orologio vanno indietro fino agli anni Sessanta e Settanta. Dai dischi in vinile (“ne ho più di 10mila”) a vecchie radio e juke box.

Ma questa, è un’altra storia. Quella che vogliamo raccontare è la passione che circonda gli oltre duemila veicoli che questo ragazzo è riuscito a trovare in 7 anni, i 150 già risistemati, gli innumerevoli (“non ricordo nemmeno io quanti” scherza) appoggiati nelle carrozzerie di mezza Italia in attesa di tornare in vita.

E sì, perché Luca Manzoni è posseduto da una mania: scovare vecchie macchine dimenticate e salvarle dagli sfasciacarrozze e dall’oblio. E, quando è possibile, rimetterle sulla strada.

“Percorro migliaia di chilometri ogni anno a...” girare per le campagne, infilarsi in fienili e granai, intavolare trattative coi vecchi proprietari.

Qualche esempio? Un bellissimo pulmino Romeo F12, utilizzato un tempo dallo Sci Club dei Vigili del fuoco di Pordenone, “un pezzo unico, tutto vetrato, una rarità, con 12 posti”.

Oppure l’Alfetta su cui gira abitualmente, “è del 1972, prima serie, apparteneva a un milanese di 90 anni». Appena comprata, ci ha anche montato una sirena d’epoca della polizia «che è uno spettacolo. Senta: noo, ni no ni nooooo...”.

Rapporto con le forze dell’ordine? “Molte vetture le ho cedute proprio ai loro musei storici”.

Tante volte cercare è una fatica, “ma a volte incappi in miniere inaspettate: ad esempio, assieme a questa Alfetta c’era anche una Dune Buggy!”.

Quanto costa la sua passione? “Collaboro nel negozio di famiglia, oggettistica regalo a San Fruttuoso, e investo tutto quello che posso nelle mia passione. A volte sono costretto a cedere qualcuna delle mia macchine per restaurarne delle altre”.

Quando è nata la sua passione?

“Mio padre un tempo vendeva macchine per una concessionaria, ma nulla c’entra con quelle che piacciono a me, polverose, rugginose, con i pezzi da smontare, riverniciare e assemblare. Da piccolo chi mi portava a spasso era costretto a fermarsi davanti a ogni vecchia auto in cui incappava, volevo star lì ore ad ammirarla. Amo la storia che si nasconde dietro le auto, gli uomini che le guidavano: non mi interessa una Ferrari fiammante, meglio una vecchia Fiat 500... tra l’altro il mio primo acquisto... quando avevo appena 14 anni”.

Come? “Me la feci comprare da mio padre a Natale, mettendoci dentro anche tutte le mie paghette”.

E la prima auto salvata?

“A 18 anni, andavo ancora a scuola (diploma al liceo socio pedagogico, ndr) e appena presa la patente andai a prendere in provincia di Mantova un’Alfetta grigia del ’78, la pagai 300 euro... le Alfa son sempre state le mie preferite”.

Dietro al recupero di un veicolo c’è un lavoro filologico mostruoso, dalla verniciatura al reperimento dei pezzi giusti.

“Guardi questa Volvo 740 del 1984: massiccia, sembra di stare su un treno, un tempo apparteneva al sindaco di Desio, io la comprai da un fruttivendolo e sto recuperando tutti i pezzi per ricomporla: aveva una serie di optional all’epoca rarissimi, dall’aria condizionata ai vetri elettrici”.

“Fra i miei pezzi preferiti c’è una Giulietta Sprint: mi è costata parecchio, anche per rimetterla in sesto, il motore era un blocco di ruggine, ma quando l’ho vista trasudava storia, ha dei fendinebbia fantastici, introvabili...”.

Competenze da meccanico, pur senza esserlo: “Ho imparato a guidare in cortile quando ero ancora ragazzino, e oggi ormai me la cavo anche a mettere mano alle mie macchine. In caso di necessità, riesco ad arrangiarmi, come qualche giorno fa in Abruzzo... ho dovuto fare i salti mortali per inventarmi un manicotto di fortuna: quello originale della mia Alfetta mi aveva mollato, il motore si stava surriscaldando ma tagliando un tubo dell’acqua in una pompa di benzina e facendo una giuntura miracolosa sono riuscito a riportare la macchina a casa”.

Come si trovano le macchine? “Per il 50% grazie alle segnalazioni, a furia di girare ormai mi conoscono in tutta Italia e mi avvertono appena vedono qualcosa di curioso. Altrimenti parto alla ventura, a casa ormai ho cartine con segnate le bandierine di tutti i punti in cui ho lasciato una delle mie nuove macchine... cerco campagne e fienili, anche se a volte è difficile convincere i proprietari: ci sono anziani che mai si separerebbero da un pezzo della propria storia. Ma quando riesco a farmi capire, finiscono col volermi bene”.

Farà incontri strani...

“Ogni volta che parto è un’avventura: basta vedere un faro strano spuntare da un fienile e dietro può esserci nascosto un tesoro, a volte ci si imbatte però in accumulatori seriali a livelli patologici, capaci di ammassare vecchi veicoli dappertutto, un signore di Ferrara aveva più di 100 auto in mezzo ai campi. Una volta mi sono imbattuto addirittura in un tizio che in un bosco sperduto era riuscito ad accumulare 33 pulmini d’epoca. E piuttosto che cedermene uno, ha tentato di vendermi il terreno! Coi soldi che gli avrei dovuto dare voleva sistemarseli lui...”.

Una vita incredibile... ma chi glielo fa fare?

“Voglio preservare, voglio salvare. Ormai viviamo in una società basata sull’usa e getta, in cui le cose vengono costruite per avere un durata limitata e cambiarle. Dagli anni ’90 nel campo delle auto ormai non si fa più nulla di interessante”.

Il sogno proibito?

“Una Giulietta Spider, non è facile trovarle e poi... costano tantissimo”.