Con l’autismo alla maturità, l’appello dei genitori: " Non è pronto, bocciatelo"

Monza, lettera della famiglia: così si interrompe il suo percorso di crescita Ma la scuola: la legge lo vieta, anche se non si presenta sarà promosso

Il sottosegretario all'istruzione Rossano Sasso

Il sottosegretario all'istruzione Rossano Sasso

Monza - Meglio lasciarlo un altro anno a scuola, a socializzare fra i compagni, con cui faticosamente ha iniziato a costruire una reazione, che promuoverlo e poi lasciarlo cadere in un limbo. "Bocciate nostro figlio", è l’appello, composto e drammatico insieme, dei genitori di un ragazzo autistico che sta per affrontare la maturità in un istituto della provincia di Monza. Ma la legge non lo consente«La pandemia ha creato danni enormi a nostro figlio, solo in classe quando per lui la relazione è il fulcro del suo sviluppo e della sua crescita personale – scrivono la mamma e il papà del diciannovenne in una lettera indirizzata al sottosegretario all’Istruzione, Rossano Sasso –. Abbiamo chiesto alla scuola di bocciarlo, non ammetterlo agli esami di maturità, per permettergli di cementare le competenze relazionali che stava acquisendo. Ci hanno risposto di no e se non si presenta agli esami, per legge verrà promosso comunque".

La famiglia spera che le istituzioni raccolgano l’appello per dare a questi ragazzi il giusto supporto, con percorsi differenziati che tengano conto delle loro necessità. «La questione di cui porre fulcro è quella dell’inclusione, per gli adolescenti con disabilità i percorsi devono essere diversi – prosegue la mamma –. I progetti ponte che si stavano attivando, a causa della pandemia si sono arrestati e per mio figlio la fine della scuola significherà diventare invisibile". A sostenere la richiesta dei genitori brianzoli, l’Anfass Nazionale, che ha scritto alla dirigente scolastica, l’Assistente Sociale e la psicologa che seguono lo studente. Per loro è necessario fare "ripetere l’anno scolastico al ragazzo, per potere completare la sua preparazione e creare un progetto ponte per il suo futuro lavorativo".

"Spesso, per questi giovani il problema comincia proprio quando la scuola finisce", spiega Nico Acampora, fondatore del progetto PizzAut, che ha creato attraverso una pizzeria aperta a Cassina de Pecchi, nel Milanese, lavoro vero, a tempo indeterminato, e inserimento reale per un gruppo di giovani autistici. «Dare loro socialità e relazione con gli altri, lontano dai percorsi istituzionalizzati della scuola, che si interrompono all’improvviso, è missione difficile, ma irrinunciabile". Con il sostegno di istituzioni, personalità importanti, la tenacia dei genitori, PizzAut nel tempo ha creato una rete solida e con street-food e il ristorante da poco aperto sta proseguendo con successo. Ma questo resta un esperimento in un territorio che ancora non ha affrontato e risolto il nodo del passaggio fra la scuola e la vita adulta dei ragazzi autistici.

«Nostro figlio ha avuto una frequenza regolare, ma come è facile prefigurare per chi soffre di un disturbo come il suo, ha molto sofferto in questi due anni, e non ha conseguito gli obiettivi del piano educativo personalizzato", scrivono ancora i genitori. Secondo mamma e papà, infatti, il figlio non ha raggiunto competenze scolastiche e autonomia nelle relazioni con gli altri, che invece "gli sono necessari per poter affrontare la sua vita futura". A ferire maggiormente sono stati "i modi e la mancata considerazione" "del percorso di crescita degli alunni con disabilità senza che siano considerati come elementi di disturbo, quasi come dei pacchi che possono essere "spediti" il prima possibile". La lettera, ora, è un dossier sul tavolo del governo.