Assolto per l'omicidio del figlio: morì per la sindrome di Takotsubo

Il padre aveva colpito il 48enne tossicodipendente alla testa, con un batticarne e per "esasperazione", dopo l'ennesima lite

I carabinieri (foto di repertorio)

I carabinieri (foto di repertorio)

Muggiò (Monza e Brianza), 20 aprile 2022 - Non è morto per i ripetuti colpi alla testa inferti dal padre con il batticarne, ma per una serie incalzante di violenti stress emotivi vissuti nelle 24 ore precedenti che, assieme all'assunzione di cocaina, avrebbero scatenato la rara sindrome di Takotsubo culminata nell'arresto cardiaco verificatosi per pura coincidenza con le percosse al capo. È la ricostruzione della difesa che ha reso definitiva l'assoluzione di Mario Colleoni, imputato per aver ucciso il  figlio Gianluca, allora 48enne, tossicodipendente, alcolizzato e anche con il vizio del gioco alle slot machine.

La mattina del 9 dicembre 2019, Gianluca, rientrato a casa dopo una nottata finita con un incidente d'auto, aveva dato per l'ennesima volta in escandescenze. Il padre, che non ha mai negato quanto è accaduto e nemmeno "l'esasperazione" sua e della moglie per quella difficile convivenza, lo aveva colpito alla testa: prima due colpi poi altri due o tre quando era a terra nel giardino della loro villetta in Brianza. L'autopsia però, non aveva rilevato alcuna frattura del cranio e nemmeno un trauma cranico - solo alcune lacerazioni del cuoio capelluto - ed aveva stabilito il decesso per aritmia cardiaca.

Il pensionato, che nell'immediatezza dei fatti era stato anche arrestato, in primo grado era stato condannato, in abbreviato, a tre anni di reclusione dopo che il reato era stato rideterminato da omicidio volontario in preterintenzionale, poiché si riteneva l'esistenza di un nesso causale tra lo stress per l'aggressione e la morte. In secondo grado i giudici, accogliendo la ricostruzione del difensore Manuela Cacciuttolo e dei consulenti di parte, i professori Arnaldo Migliorini, docente di medicina legale al San Raffaele e Domenico Corrado, docente di malattie dell'apparato cardio vascolare a Padova, lo hanno assolto "perché il fatto non sussiste" con una sentenza da un paio di settimane passata in giudicato.

Come si legge infatti nelle motivazioni della Corte d'Assise d'Appello di Milano che riprendono anche la relazione degli esperti nominati dalla difesa, "è certo che il decesso (...) non è stato conseguenza diretta delle lesioni procurate dai colpi inferti", ma si è verificato "per un danno cardiaco in conseguenza delle patologie pregresse della vittima predisponenti al rischio di morte anche improvvisa, indotto dall'assunzione di una combinazione di alcool e cocaina ad effetto tossico, e dalla sopravvenienza di eventi stressogeni verificatisi prima" dell'aggressione e "che hanno inciso sulle fragili condizioni di salute". In sostanza, è la tesi del legale del padre scagionato e dei suoi consulenti condivisa dai giudici, la sindrome di Takotsubo "rappresenta un modello clinico (...) che ben si attaglia al caso concreto (...) in grado di spiegare scientificamente la dinamica dell'arresto cardiaco aritmico di cui è rimasto vittima Gianluca Colleoni".