In viaggio con un cadavere nel baule: è del calciatore sparito da un mese

Madre e figlio bloccati sulla Milano-Meda. Sgozzato e nascosto

Andrea la Rosa

Andrea la Rosa

Milano, 15 dicembre 2017 - Il cadavere di Andrea La Rosa era nel bagagliaio dell’auto. Un’auto che stava percorrendo la Milano-Meda, probabilmente diretta al luogo in cui il corpo dell’ex calciatore sarebbe stato nascosto dai suoi assassini o dai loro complici, con la speranza che nessuno lo ritrovasse mai. Il 35enne è stato con ogni probabilità sgozzato (a giudicare dai segni rinvenuti); e pare che il corpo, senza abiti addosso, fosse già in stato di decomposizione. La svolta sul caso dell’uomo scomparso esattamente un mese fa è arrivata nel primo pomeriggio di ieri, quando i carabinieri del Nucleo investigativo di Milano hanno fermato quella macchina all’altezza di Varedo, in provincia di Monza: alla guida c’era una donna, che risulta proprietaria della vettura, subito portata nella caserma di via Moscova per essere interrogata dagli investigatori della Omicidi e dal pm Eugenio Fusco; poco dopo, i militari dell’Arma, guidati dal tenente colonnello Michele Miulli e dal maggiore Cataldo Pantaleo, hanno bloccato pure il figlio della signora al volante del veicolo. Da quanto si è saputo, sembra che l’attenzione degli inquirenti si sia focalizzata sin dai primi giorni sull’uomo e che il certosino lavoro di riscontri (anche con l’ausilio di intercettazioni telefoniche e ambientali), andato avanti nel più stretto riserbo, sia servito per mettere insieme un solido quadro accusatorio da contestargli al momento più opportuno.

Forse il killer si è sentito braccato nelle ultime ore. Accerchiato dai sospetti su di lui. E così ha compiuto il passo falso che ha consentito ai carabinieri di incastrarlo: chiedere di spostare il corpo, che sembra sia stato tenuto per giorni all’interno di un cassonetto. In quel momento, i militari, che non erano ancora riusciti a rinvenire il cadavere, sono intervenuti per interrompere il tentativo di occultamento. I due sono stati tenuti sotto torchio per tutta la notte, anche se fino alla tarda serata di ieri non risultava l’emissione di provvedimenti di fermo nei confronti dei due sospettati. Saranno loro, se decideranno di rispondere alle domande del pm, a spiegare il movente dell’omicidio: se, in particolare, tutto sia nato da una questione di soldi, magari da un prestito non restituito, ipotesi emersa nelle prime ore. Di La Rosa, un passato recentissimo da direttore sportivo prima dell’Ac Desio e poi del Brugherio, si erano perse le tracce il 14 novembre, dopo la presentazione del nuovo allenatore della società dilettantistica brianzola.

«Devo andare a Milano per un appuntamento d’affari», la confidenza a un amico. L’incontro, con una persona incensurata che lavora in un’azienda che si occupa di transazioni finanziarie, era in programma a Quarto Oggiaro alle 23; da lì i due si sarebbero spostati nella vicina zona di viale Certosa. Poi il nulla. «Se un giorno non mi troverete più, non avrete più tracce di me, non risponderò più al telefono, andate a cercare negli orti di viale Certosa», la frase che proprio Andrea avrebbe pronunciato qualche tempo fa alla presenza di alcuni conoscenti. I suoi assassini avevano scelto Varedo o chissà quale altro paese per farlo sparire per sempre. Sono arrivati prima i carabinieri.