Alta cucina, Brianza povera di “forchette“

Soltanto sei ristoranti e una trattoria premiati dalla critica nella prestigiosa guida del Gambero Rosso: in testa il Pomiroeu di Seregno

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di Paolo Galliani

È cosa nota: la prossimità con Milano non aiuta. Ma nel campo della buona ristorazione forse qualcosa si sta muovendo per Monza e per la porzione di Brianza che la considera il suo riferimento. Piccoli segnali, che contano. Come quelli che arrivano dalla freschissima guida nazionale “Ristoranti d’Italia 2023“ presentata ieri a Roma, con alcune new entry di tutto riguardo e valutazioni positive per locali noti e meno noti.

Nella gerarchia dei migliori emerge ancora una volta al primissimo posto il Pomiroeu di Seregno, per la gioia del suo notissimo chef, Giancarlo Morelli, che conferma le sue 2 forchette, strappa un punticino aggiuntivo nell’outlook degli ispettori del Gambero passando dagli 83 centesimi dello scorso anno agli attuali 84 e si guadagna commenti più che lusinghieri. "Dopo qualche stagione normale – si legge nella guida – appare evidente che abbia ritrovato il passo giusto". E ancora: "Eliminate le contaminazioni del passato, la cucina non è mai stata così italiana e golosa come adesso, senza tornare all’antico". E se il Pomiroeu sorride, sono autorizzati a farlo anche i fratelli Riccardo e Matteo Vergine che entrano d’autorità nella guida con il loro Grow Restaurant di Albiate celebrato in particolare per l’utilizzo di ingredienti che spesso provengono dall’orto di proprietà. Risultato: 2 forchette e 80 centesimi e come inizio non è davvero male.

Rispetto all’edizione 2022, guadagna un punto anche l’Osteria della Buona Condotta di Ornago, aggiudicandosi 1 forchetta e 76 centesimi di tutto rispetto. C’è anche Nova Milanese nella nuova Gambero Rosso con il Mu Fish considerato una perla della cucina cosiddetta etnico-asiatica, elogio contestualizzato con termini forse un po’ indelicati per la zona definita "incongrua" e "hinterland senza gloria di Milano". Tant’è. Conta la sostanza. E conta eccome a Monza, dove il Derby Grill dell’Hotel De la Ville conferma la sua leadership con 2 forchette e 83 punti, ma dove il vincitore morale e sostanziale è “Il Moro“ dei fratelli Butticé diventati – così si lege – il punto di riferimento cittadino per la cucina di pesce: per il ristorante di via Parravicini, 1 forchetta e 78 centesimi, 2 più di quelli ottenuti lo scorso anno. E la vetrina se la merita anche l’Osteria del Cavolo, altra new entry dell’edizione “Ristoranti d’Italia 2023“, con “2 gamberi“, simbolo attribuito alle migliori trattorie, a pochi mesi dal premio speciale Ambasciatore del Territorio che il locale si era già guadagnato la scorsa estate.

Mentre è da segnalare l’uscita dalla guida nazionale del ristorante Atmosfera che pure risultava citato nel 2021 ed era presente nella versione Lombarda della stessa guida presentata qualche mese fa. Fin qui, i giudizi del Gambero Rosso, numericamente non esaltanti ma sempre più generosi di quelli della Michelin, la guida che da anni relega la Brianza monzese tra i pochi territori lombardi completamente privi di ristoranti stellati, situazione che teoricamente potrebbe anche migliorare il prossimo 8 novembre quando in Franciacorta verrà presentata l’attesissima nuova edizione 2023 della prestigiosa “rossa“. Resta la scarsa immagine di questa provincia in materia di alta cucina, rispetto ad esempio al Lecchese, al Comasco e al Varesotto, per non parlare della Bergamasca e del Bresciano. Certo, è vero, nella buona ristorazione contano reputazione, passaparola, qualità e forza comunicativa sui social. Ma se i responsi delle guide gastronomiche non sono dogmi assoluti, tra le loro pagine sempre meglio essere visibili che invisibili.